Festival della Filosofia @ Modena, Carpi e Sassuolo, 16.09.06
Il Festival della Filosofia, tema "l'Umanità", è stata un'occasione davvero invitante, una possibilità con cadenza annuale, quindi rara, che si è tenuta in tre città differenti: Modena, Carpi e Sassuolo; oggetto del nostro test diventa Carpi, perché offriva sia lezioni interessanti, installazioni e poi il gran finale musicale con Fennesz [già visto a Pavia poco tempo fa con i Pansonic].
Cittadina calma, ordinata, molto pulita e silenziosa, nelle cui piazze le sedie vuote messe tutte in fila davano quel senso di metafisico che si trova spesso nell'arte digitale e la pioggia par contre creava un'atmosfera che profuma di bontà antica; combo perfetto per un evento qual è un Festival di Filosofia, all'intenro di una cornice dal sapore antico.
Il festival nel complesso delle tre giornate in tre luoghi offriva avvenimenti ad ampio spettro: lezioni, giochi, letture, teatro, musica, mostre e installazioni, cucina...
A Carpi, in Piazza Garibaldi la prima installazione ad opera di Mutoid-Waste-Company la quale sembrava non volesse farsi fotografare, poiché era circondata da più transenne di quelle che si possono trovare al concerto di qualche gruppo soggetto ad assalti di fan impazzite. Una sorta di enorme uomo meccanico, guardandolo balzava alla mente la figura di un Eremita con fiamma e verga, ma senza mantello [al suo posto la corazza] che dimostrerebbe le ideologie futuriste di macchina come prolungamento dell'uomo; oppure un'armatura utilizzata in un futuro che di pacifico avrebbe avuto solo la speranza utopica e in cui le automobili sarebbero state rimpiazzate da piccole navicelle volanti e i loro resti sarebbero serviti per costruire questi involucri bellici il cui scopo principale sarebbe stato quello di annientare ipotetici nemici.
Ipotesi retta dalla seconda installazione incontrata, sull'angolo di Piazza , ovvero uno scheletro meccanico, forse la Morte, la vittima delle nuove macchine, della nuova guerra dell'essere umano. Uno scheletro appeso in modo artistico, una crocifissione alternativa, con la mascella divaricata, che ancora sembrava avere un poco di vita e voglia di reagire, voglia di alzarsi e liberarsi da questa postura sofferente.
Di lì a poco i presenti in piazza sarebbero stati allietati dalla lezione del filosofo Salvatore Natoli , professore di Filosofia Teoretica, che verteva principalmente sulle caratteristiche di Uomo ed Umanità nell'era moderna occidentale, facendo numerosi confronti con le società del passato.
Si parte dalla definizione di Carattere, che rappresenta la nostra forza, ciò che ci dà un destino, per poi analizzare gli aspetti cardine della modernità ovvero: l'emancipazione, la lotta contro i dogmi, l'autonomia della ragione che incontriamo nell'Illuminismo, la ribellione sociale derivante dalla rottura dei legami di obbedienza, l'emersione del borghese come entità singolare e quindi della Soggettività, l'emersione del mondo operaio, delle parti sociali, delle donne e dei diversi . Tutti fattori uniti nel crogiuolo dell'Indeterminazione, in cui si manifestano l'Io multiplo, l'importanza della forma che si assume dipendentemente da ciò che si opera, la diminuzione di virtù per favorire un aumento dello scambio, delle abilità e del gioco sociale della prestazione che dà un successo effimero, dato che le competenze non realizzano la vita.
Si assiste alla caduta delle grandi ideologie e alla presa di coscienza della marginalità dell'uomo come caso naturale e non come creatura creata da dio per stare al centro del mondo, come ha sempre insegnato il Cristianesimo che fungeva da agenzia di formazione tramite la legge e dava un destino alle persone. C'è un continuo rifugiarsi nell'immaginazione del futuro perché si ha paura di cambiamenti imminenti, quindi un atteggiamento di Accidia che condiziona anche la capacità di scelta; l'uomo è infelice perché troppo accidioso per scegliere, non ci si rende conto che l'unico modo per guarire dalle Illusioni dell'Ego è uscire dall'offerta, vedersi finalmente da fuori. Si ha l'imbarazzo della scelta davanti a mezzi sempre più numerosi, ma senza più dei fini, perché manca l'ingrediente principale che può far prendere al mezzo le qualità del fine: l' Amore .
Il Teatro si svuota, per riempirsi nuovamente nel dopocena per un'altra lezione davvero impeccabile e avvincente, la revisione del processo a Baruch [e successivamente Benedetto] Spinoza [1632 - 1677] in chiave moderna, a cura dell'Associazione Culturale Mondotre, che avrebbe offerto il Festival in prima serata. Un dibattito in cui si trovano analogie e contrasti con altri filosofi e pensatori passati e seguenti, questi ultimi fortemente influenzati da questa Weltanschaung, basata sul fatto che dio e mondo non sono divisi ma fatti della stessa sostanza, sulla relatività di bene e male, sull'uomo come parte e non come microcosmo e quindi della sua passività inevitabile davanti alle leggi naturali, la visione del mondo in modo geometrico per cui tutte le cose sono legate da una logica [determinismo].
Spinoza era senz'altro un filosofo molto scomodo alla società in cui viveva, soltanto perché ha avuto il coraggio di esprimere le proprie idee, la propria filosofia, andando a sfatare una serie di principi cardine che avevano retto il mondo Occidentale fino a quel momento e che per molti versi continuano a reggerlo anche al giorno d'oggi. Spinoza condannato a subire la pressione della società chiusa occidentale, condividendo una sorte con Giordano Bruno bruciato sul rogo e Galileo Galilei costretto all'abiura durante il suo processo.
All'esterno proiezione sul Torrione degli Spagnoli - Francesco Cocco "Mutoidi \ On wall"..
Il Festival della Filosofia proponeva anche performance di tipo musicale , per questo ci si sposta verso lo spazio giovani Mac'è , costruito dentro ad un ex macello nel quale trova spazio anche materiale video e fotografico.
Dopo uno spettacolo di danza contemporanea tendente all'hip hop, Fennesz si presenta con il suo solito Mac e chitarra.
Solo quando il ronzio si fa basso restituisce un po' più di quella fisicità affinchè si possa godere del feedback che assume significati solo acustici e non corporei; del resto cosa aggiungerebbe un immobile live rispetto alla comoda posizione e pulita dell'ascolto di un cd.
La musica di Fennesz è quella del flusso di coscienza, forse per questo sta alla chiusura del festival di filosofia.
Fennesz live si racchiude in una sola immagine, immobile quasi di fronte al laptop, non certo un virtuoso della chitarra, piuttosto la virtù che gli appartiene è quella del saper possedere le frequenze, le loro sovrapposizione, non è il solo a farlo, resta la peculiarità dell'utilizzo di uno strumento tradizionale nel ruolo di trigger per una rincorsa di armonie che si sovrappongono, vorticando in loops che diventano ritmo.
In quelle frustate di accordi riverberati pare di vederli girare quegli uncini arrugginiti, vedere appesi quei quarti di bue sanguinanti.
Un ex macello, cerco di immaginare qui i Mutoid Waste Company, maiali di filo spinato che gocciolano Castor Oil prelevato da una Fiat 127. Meglio ancora Survival Research Laboratories, si, quelli delle carcasse mummificate.. tanto tempo fa..
Anche Fennesz finisce, terminano i loop.. si spengono i pensieri..
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Installazioni
"Rouge" by Erwin Olaf
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Mutoid Waste Company
Sito di Interviste al Festival