...continua capitolo quarto

4.5 LA FESTA: ROTTURA CONSUMO E COMUNIONE.

Tre tempi per comprendere la socialità nei raves

La festa, condivisione di un'esperienza che si svolge nel presente, fondata sulle percezioni sensoriali e sensibili, permette l'appartenenza fusionale al gruppo. E' dall'esperienza sensibile che nasce l'emozione, ed è la condivisione di questa emozione che fonda l'aggregazione estetica. La scomposizione analitica dei tre tempi della festa -la rottura, il consumo e la comunione- permette di capire come si crea e si esprime un legame sociale specifico, quello della socialità.

Rottura. Il rave è prima di tutto uno spazio e un tempo separati dalla realtà sociale ordinaria. Una rottura dunque inerente all'attività festiva e che si ritrova in maniera parossistica nel rave. La rottura è prima di tutto realizzata dall'investitura di un momento: il rave si svolge la notte, vale a dire un momento che sfugge all'organizzazione razionale del tempo. Lo spazio è anch'esso delimitato e non corrisponde a quello delle attività quotidiane. La maggior parte dei luoghi scelti per accogliere il rave possiedono delle caratteristiche proprie che conferiscono al luogo un carattere magico o di estraneo: boschi, chiese sconsacrate, fabbriche dismesse, ecc. L'atmosfera propria del rave può ugualmente essere creata dall'investimento e la trasformazione di un luogo, ricostruendo un universo techno attraverso le decorazioni, la presenza di stand di piercing e dischi, magliette o techno-gioielli, o stand d'informazione legata all'ambiente techno.

Il luogo si costituisce quindi contro la sua natura in uno spazio riservato all'attività festiva. A questo ambiente in generale si aggiungono le stimolazioni sonore e visuali. Installazioni sonore potenti, proiezioni di immagini, flash luminosi ritmati, luci stroboscopiche, ai quali si aggiungono stimolazioni chimiche (consumo di psicotropi) che stimolano l'eccitabilità del tessuto cerebrale. L'atmosfera del rave e lo sconvolgimento dei sensi dovuto alle stimolazioni molto forti e non abituali, portano l'individuo ad accedere a stati modificati di coscienza dove l'immaginario e la realtà si fondono. Con il raggiungimento di uno stato di stordimento, l'individuo perde piede con la realtà.

Il rave è una festa-trasgressione, vale a dire che decostruisce per un tempo (il tempo della festa) le norme e le regole del sociale, l'universo strutturato che costituisce la cultura. Questa trasgressione si ritrova a più livelli: per il fatto stesso dello svolgimento del rave (perché organizzato in luoghi non autorizzati, e non ha autorizzazioni necessarie all'organizzazione di un evento musicale), per il consumo, vedi il commercio illecito di psicotropi, ma anche perché si oltrepassano le norme che reggono i comportamenti individuali e inter-relazionali della nostra società moderna capitalista e individualista (dove primeggiano i valori di razionalità, di padronanza di sé e del mondo). Si può dunque, in una certa misura, ritrovare la trasgressione che caratterizza la festa arcaica.

Le società arcaiche, che hanno una concezione religiosa del mondo, riposano sulla bipartizione del mondo tra sacro e profano. Il buon ordine del mondo (naturale e sociale) dipende dallo stretto rispetto di questa dicotomia. Per questo i rapporti tra sacro e profano sono estremamente codificati; sono retti da un sistema di proibizioni e di riti. In questo quadro, la funzione sociale della festa prende tutta la sua ampiezza: la festa è trasgressione del sistema di proibizioni che permette un incontro con il sacro, il mana , il mondo delle energie. La trasgressione non è gratuita: si tratta di "far rituffare la società nel caos creatore per attingerne un'energia generatrice dell'ordine cosmico, per riscrivere l'ordine sociale nell'ordine naturale"(Caillois, 1988).

La dissolutezza, il vizio, l'orgia (in senso figurato), gli eccessi, la trasgressione sono il mezzo per raggiungere il mana , il sacro, vale a dire l'energia che anima il vivente nella sua globalità. L'origine del religioso è l'esaltazione del collettivo, quest'ultimo essendo di seguito trasceso, proiettato in una sfera esteriore e superiore, sacralizzato (Durkheim, 1963). Questo permette di dire che nel rave si trova un'esperienza del sacro, che però io qui distinguo dall'esperienza religiosa della festa arcaica (per la presenza di una costruzione mitica e di una visualizzazione, di una trascendenza del sacro). Intuizione diffusa dunque, sentita dai soggetti come un osmosi con il gruppo e l'habitat naturale. La trasgressione permette quindi l'esaltazione del collettivo, lo si vedrà analizzando il terzo tempo del rave: la comunione.

Consumo . Il rave appare dunque in rottura con la realtà sociale ordinaria, ma anche in rottura con la percezione lineare del tempo secondo la triade temporale passato - presente - futuro. La musica in primo luogo induce questa percezione, o piuttosto questa non - percezione della temporalità. La durata del rave non è divisa in sequenze, come in un concerto per esempio, dove la successione dei pezzi, con il loro inizio e la loro fine, inducono un tempo in sequenza che offre dei segmenti per la percezione del tempo nella sua durata. La musica techno è diffusa senza discontinuità (in ragione del mixaggio dei dischi dal DJ, e dal fatto che questi si incatenano senza interruzione), e induce allora un tempo senza asprezze, che non offre prese alla coscienza per aggrapparsi allo scorrimento.

La struttura stessa della musica techno detta anch'essa la predominanza del presente perché è costituita da brevi frammenti musicali ripetuti indefinitamente in modalità stratificata e circolare (quasi a spirale). Questa specificità permette all' uditore di "appropriarsi" della musica, di fare presa sul flusso sonoro senza curarsi di un inizio o di una fine, di un passato o di un futuro, ma avendo la costante percezione del presente: la techno dice costantemente ora, adesso" (Fontaine -Fontana, 1996, pag.31). questa non-percezione di un tempo lineare in progressione si traduce in un edonismo, un intenso vissuto del presente senza tensione verso alcuno scopo se non quello del godimento. Edonismo dell'atto che, esaurendosi in un istante, integra la sua propria morte. Nel rave, questo consumo prende una forma parossistica. Il rave, già eccessivo per la sua durata (prolungato durante la mattinata e la giornata e magari anche la giornata successiva), il suo carattere di trasgressione è il teatro di comportamenti di dissolutezza: dispendio di energia per la danza, mollare la presa per il raggiungimento di uno stato di stordimento, consumo di psicotropi, ecc. Questi comportamenti di consumo/uso che si esauriscono nell'istante appaiono come delle espressioni di "dispendio ( dépense ) improduttivo" (1) della "parte maledetta" cara a G.Bataille (Bataille, 1992). Resta allora da comprendere quale ruolo possono giocare questi comportamenti nel sociale, vale a dire quale posto può prendere il rave nella nostra società. Preconizziamo con Maffesoli (1991) un cambio di sguardo. Il tentativo consiste nel relativizzare la concezione moderna del mondo, vale a dire precisamente nel definire questa concezione come una visione del mondo e non come la "verità del sociale". Per concezione moderna, intendo una concezione progressista del mondo (mito del progresso), che riposa su un'articolazione tra ragione e progresso, e su dei valori utilitaristi. E' dunque razionale ciò che è utile e ciò che va nel senso del progresso. Questa concezione (che viene dalla filosofia dei lumi e che qui si schematizza rapidamente) conduce ad un'economia di sé e del mondo. Al contrario, se si ammette una visione "olista e complessa del sociale" (Maffesoli, 1991, pag.69-125) si può intuire quale senso possono avere dei comportamenti o dei fenomeni giudicati come "non razionali". In questa prospettiva, non è escluso che i fenomeni o comportamenti in questione abbiano la loro propria razionalità, la loro propria logica (anche se un fenomeno che ha la sua propria razionalità può essere condannabile dal punto di vista morale), e che questa si inserisca in un sociale complesso. Quindi si può prendere la parte d'ombra della vita sociale come costitutiva di una nuova socialità, funzionante su un'associazione complessa di elementi eterogenei: il rave è l'espressione al massimo grado di questa parte d'ombra, di dépense inutile, senza alcun profitto, costitutiva del sociale, che si ritrova ugualmente nei multipli comportamenti sedativi (dispendio lussuoso, consumo d'alcool, di tabacco, ecc.).

(1): Consumo, dispendio, dispersione: traduzione della "nozione di Dépense" di G.Bataille, il quale parla di dépense improduttiva, di principio della perdita, cioè del desiderio umano di sprecare e distruggere senza ragione, oppure di provocare un certo stato orgiastico , senza giustificare utilitaristicamente la propria condotta.

Comunione. Dietro l'apparente gratuità della trasgressione, della dissolutezza, del vizio e dell'orgia, il rave permette infatti la creazione di un tipo specifico di aggregazione sociale, che si oppone al legame politico. Intendo per legame politico il tipo di aggregazione degli individui attorno a un'autorità. Nelle nostre società moderne occidentali il politico, fondato su dei valori di razionalità e di corporativismo e padronanza di sé e del mondo, affina la sua predominanza sull'insieme della vita comunitaria. Il legame sociale prende allora la forma di associazioni contrattuali e razionali. Il momento festivo si pone in rottura con il legame politico e i valori sui quali si fonda nella società moderna. Nel rave c'è decostruzione e questo conduce a un testa a testa con la natura, che si oppone ad una volontà di dominazione di questa. Tale superamento della paura dell'estraneità è allo stesso modo effettivo al livello del gruppo formato dagli individui. La formazione di una massa ha per correlazione lo sconvolgimento della "fobia del contatto" (Canetti, 1999). Stringendo così un'appartenenza fusionale al gruppo. Lo stato di stordimento indotto dalle stimolazioni visuali e sonore combinato a questo raggruppamento in massa favorisce la regressione del pensiero cosciente, e dunque l'orientamento del pensiero e sentimento in un unico senso, il quale porta a costituire una sorta di unità mentale, un'anima collettiva. Questa fusione opera dunque in una modalità sensibile e riguardante l'affetto, sulla base di una situazione concreta vissuta in comune e non sull'adesione ad un discorso o ad un progetto in tensione verso la sua realizzazione. La musica gioca il ruolo di supporto comune a tutti i danzatori e permette loro di condividere un esperienza sensuale (derivata dai corpi nella danza) ed emozionale, da qui l'importanza del DJ nella musica techno perché è ad esso che incombe il compito di generare l'emozione dei danzatori. La musica techno può essere schematizzata come una serie di evoluzioni fino al punto più intenso nel quale l'ascoltatore si lascia avvolgere. Trasporto emozionale dunque, che favorisce l'appartenenza fusionale per la quale il gruppo rinvia a ogni danzatore l'immagine di questa emozione sentita. Questo contagio emozionale si trasmette con una comunicazione non - verbale, attraverso giochi di espressione (sorrisi, sguardi). L'aggregazione sociale si forma allora in maniera sensibile, si individua qui un legame sociale del tipo della socialità, un essere - insieme che funziona sull'attecchimento nel concreto e nel sensibile, sull'estetica, "questo movimento che fa che con gli altri io provi delle emozioni" (Maffesoli, 1990, pag. 68). Ecco allora l'efficacia dei comportamenti orgiastici, di vizio e di eccessi, essi permettono lo sradicamento dalle norme di un sociale rigido, e dunque l'appartenenza fusionale. L'orgia come espressione parossistica dell'essere - insieme. O, questo essere insieme, è la dinamica di tutte le vite in società, che precede e condiziona il sociale rigido e normativo.

E' difficile parlare del rave senza abbordare il soggetto della droga . La maggior parte degli attori del fenomeno consumano degli psicotropi ai raves, almeno occasionalmente, o comunque ne hanno già consumati. Nell'ultimo caso, si sviluppa una "memoria sensibile e sensoriale" che permette all'individuo di tuffarsi più facilmente nell'ambiente del rave, di ritrovare uno stato di cui ha già fatto l'esperienza. Distinguerei due ideal-tipi della pratica tossica: la pratica dolce che vede la droga come un mezzo di apertura al mondo e agli altri, e, al contrario; la pratica dura è una ricerca di uno stato d'estasi, il consumo è un fine in sé e porta ad uno stato di anestesia e isolamento. La nozione di pratica relativizza la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Un prodotto considerato leggero come la cannabis può portare ad uno stato d'estasi se è consumato in maniera massiccia; inversamente, un prodotto considerato pesante come l'ecstasy o l'LSD, può essere consumato con uno scopo ricreativo. Il consumo degli psicotropi nei raves si avvicina alla pratica dolce, o ricreativa, con tutte le eccezioni del caso e con picchi di ricerca di stati d'estasi piuttosto che stati di trance (2) e fenomeni di abuso incondizionato. Non è escluso che penda nella ricerca di uno stato d'estasi, ma il motivo principale resta la partecipazione, la condivisione di un momento ludico e festivo. L'uso ricreativo implica una padronanza, e dunque un apprendimento del prodotto, della gestione degli effetti e della soglia di tolleranza propria a ciascun individuo. Apprendimento che si realizza in maniera informale nel seno del gruppo, e che caratterizza la pratica dolce come una pratica comunitaria, socializzante. Pratica socializzante, ma anche vettore di socialità, perché favorisce l'appartenenza fusionale al gruppo amplificando le facoltà sensoriali ed emozionali che ne costituiscono le fondamenta. L'ecstasy, provoca degli effetti emozionali, empatici, disinibenti e conduce a uno stato di estrema sensibilità. Essa favorisce lo stabilimento di una "comunità emozionale", "che permette che ci si riconosca in comunione con gli altri intorno ad un'emozione comune" (Maffesoli, 1988, pag.47), rinforza l'aggregazione di tipo estetico. L'LSD, altra droga adulata dai ravers (l'ecstasy è piuttosto consumata nei club e nelle discoteche tanto che ad essa è preferita l'LSD dai ravers più selvaggi), induce egualmente un sentimento di fusione col gruppo per il vissuto di un'esperienza comune; questo si traduce per esempio per la simultaneità delle allucinazioni (questa esperienza però può ribaltarsi nel suo contrario con un sentimento di isolamento, d'incomprensione totale degli altri e dell'ambiente). Sentimento d'osmosi col gruppo dunque, ma anche con il contesto nel suo insieme, descritto dagli individui come uno stato di estrema percezione o perspicacia che permette loro di lasciarsi assorbire da una situazione o un ambiente collettivo e di scoprire un'altra visione del mondo. Questo riporta all'esperienza del sacro, all'esaltazione del collettivo che si opera nel rave, già caratterizzata come efficacia della festa. Come spesso succede, le prospettive decostruttive e libertarie a volte si trasformano in espressioni totalmente nichiliste in cui il "nulla da perdere" diviene motore di violenza, ladrocinio e devastazione interno alla scena e inizia a prosperare una degradazione che porta forti tensioni e contraddizioni anche all'interno dello scenario tekno-"traveller", e nella distruzione totale attraverso l'abuso di ogni tipo di sostanza.

(1): L'estasi è intesa come fenomeno solitario e isolante mentre la trance come un fenomeno più specificatamente collettivo e che avviene in presenza di rumore o suono.

La decomposizione analitica del rave in tre tempi permette di mettere in evidenza la presenza di un tipo di legame sociale specifico: la socialità, che è la condizione sine qua non della vitalità del sociale. La rottura operata dal rave permette dunque lo sradicamento dalle norme e dalle regole della società moderna, la percezione di un tempo lineare in tensione verso una realizzazione. L'aggregazione sociale attecchisce allora nell'esperienza vissuta, sulla condivisione di emozioni e di sensazioni e non su una associazione contrattuale o amministrata da un'autorità. Perché il rave giunga a questa aggregazione estetica , a questa appartenenza fusionale, bisogna che la festa "riesca", che l'alchimia si operi, e non è sempre così. In più il fenomeno rave, come tutti i fenomeni sociali, non è statico. E' un oggetto mobile, in perpetuo cambiamento, da qui la difficoltà di capire le trasformazioni che agitano l'oggetto. Oggi il fenomeno si diversifica e reclama dunque uno studio comparativo. E' certo che un free party non è vissuto allo stesso modo che una festa techno in discoteca. Ma l'istituzionalizzazione del fenomeno o quanto meno il suo allargamento conduce a dei cambiamenti quali una perdita in spontaneità che non va nel senso dell'effervescenza come quella che ho descritto. In reazione contro l'istituzionalizzazione una parte del fenomeno techno si stigmatizza nella devianza in rifiuto a questa commercializzazione e questa normalizzazione del fenomeno. Si può sempre leggere nel fenomeno rave una volontà di godere del momento presente, un edonismo potenziale. La movenza techno sembra ben inscriversi in una evoluzione della nostra società che vuole imporsi dei valori edonisti e dove la predominanza del presente e la "problematica del buonumore" diventano poco a poco centrali, tanto che i valori moderni di razionalità e di progressismo tendono a essere relativizzati (Maffesoli, 1990).

Drexkode.net ver.2.3 2004-2007 - Art by Gilly *Sephira* Majo