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3.3.4. Consumo critico

Per poter condurre un efficace "ecoconsumo" o "consumo ecologico" o "consumo critico", e cioè un consumo che non implichi non solo sfruttamento animale ma anche naturale, l'informazione gioca un ruolo fondamentale. Questo concetto è ben presente dalla stampa DiY autoprodotta. All'interno di un vivacissimo mondo di fanzines , libri e volantini vengono analizzate sia le metodologie di sfruttamento sia i modi per fronteggiarle. Per aiutare l'adozione di una dieta vegetariana / vegana appaiono sempre più spesso ricette nelle fanzines così come interi ricettari vegani. In questo contesto si inserisce anche la produzione di opuscoli e libri che recuperano le conoscenze sulle proprietà terapeutiche e curative delle piante. Un'altra modalità efficace nella struttura di un consumo etico è il boicottaggio. L'adozione di una dieta vegana spesso non basta in quanto moltissimi prodotti presenti nel mercato contengono ingredienti anche di non esplicita derivazione animale, oppure sono stati testati su animali. Ad esempio molti coloranti, le cui sigle tra l'altro non sono universali, sono di derivazione animale. L'informazione costituisce la più efficace arma per difendersi da tali prodotti. Obiettivo di questa vasta produzione di informazioni al riguardo è lo spingere le persone a boicottare i prodotti, e soprattutto le ditte in generale, che sfruttano gli animali e la natura (le biotecnologie hanno recentemente allargato molto il campo d'azione) a favore di un consumo più etico.

In questo contesto vengono spesso riportate anche informazioni su ditte che, volutamente o meno, non sono legate allo sfruttamento naturale e animale. C'è comunque chi critica anche queste ditte cruelty free che, per quanto animal friendly , ricreano anch'esse logiche produttive vicine al capitalismo e non contribuiscono a sviluppare una etica che si opponga realmente al consumismo, considerato tra i principali responsabili dell'odierno degrado ambientale. Una possibile risposta viene ad esempio dalla coltivazione di un proprio orto (cosa del resto quasi impossibile in un contesto urbano), dallo sviluppo di varie forme di ecologia domestica oppure anche dal riciclo di risorse. I membri del collettivo Food Not Bombs (cibo, non bombe), ad esempio, riciclano il cibo scartato da negozi e supermercati ritenuto invendibile (e quindi destinato ad essere buttato) perché non sufficientemente "bello", ma comunque sano e commestibile, e ne creano dei pasti vegetariani per i senzatetto. Questa "redistribuzione di risorse" viene spesso accompagnata da distribuzione di materiale informativo di stampo sociale. Formatosi per la prima volta nel 1980 a Cambridge nel Massachusetts da attivisti anti-nucleari, Food Not Bombs è un collettivo non violento, non gerarchico e orizzontale di volontari il cui scopo e distribuire cibo prevalentemente vegetariano, alcuni membri si chiedono se non sia il caso di riciclare anche cibo non esclusivamente tale, ai senzatetto. Raggiunte le 175 filiali autonome in tutto il territorio americano, Food Not Bombs dimostra attraverso il concetto del "riciclaggio del cibo" come la fame non sia causata da mancanza di risorse, ma sia in realtà un problema di ridistribuzione delle stesse.

3.3.5. Biotecnologie

Un nuovo e più grande pericolo per l'ecosistema si affaccia con il relativamente recente sviluppo dell'ingegneria genetica. Le biotecnologie permettono, attraverso la ricombinazione del DNA, la creazione di nuovi organismi estranei a logiche naturali. Animali, piante ed umani possono essere manipolati per cercare di ottenere qualsiasi caratteristica desiderata in un'ottica di adeguamento alla ragione economica. Già nei laboratori di vivisezione la manipolazione genetica è stata usata per "produrre" (termine ormai sempre più tristemente adatto) animali che potessero meglio rispondere alle esigenze degli esperimenti. È questo il caso di numerosi animali che nascono già ammalati di pseudo-cancri, pseudo-leucemie o addirittura completamente privi di pelo come il tristemente noto "topo nudo". La produzione di Organismi Geneticamente Modificati risponde alle logiche di sfruttamento dell'agricoltura industriale che, colpevole di avere portato all'erosione milioni di ettari con conseguente estinzione di un incalcolabile numero di varietà vegetali e animali, cerca di sviluppare nuove colture più resistenti e produttive. La stessa sperimentazione, per la maggior parte dei casi attuata in campo aperto e non in serre, causa danni immediati per l'ecosistema dovuti principalmente alla incontrollabile diffusione di polline nell'ambiente circostante. 

Applicata anche in campo medico-farmaceutico l'ingegneria genetica si sta sempre più conquistando il diritto di manipolare e sperimentare sugli stessi esseri umani, sostenuta dalla paura ed il terrore generale nei confronti delle malattie. "(.) malattie che non sono altro che la conseguenza di uno stile di vita che il connubio scienza-potere ha creato. Siamo quotidianamente costretti a vivere in ambienti malsani che minano alla salute di ognuno, ambienti pesanti e voluti dagli stessi figuri che poi pretendono di venderci le cure e le soluzioni."  Ancora una volta la fiducia nel ruolo delle istituzioni è scarsa o nulla. "Le multinazionali hanno messo in gioco i loro miliardi e il loro potere, e ai burattini della politica non resterà che assecondarle. Qualcuno ha chiesto che gli OGM venissero etichettati, qualcun altro l'istituzione di una speciale commissione di sorveglianza, altri ancora sperimentazioni più lunghe ed accurate o un referendum. Tutte richieste parziali concesse senza alcun problema (anche se solo sulla carta, come per l'etichettatura) non certo per arginare l'avanzata del tansgenico ma per sedare gli animi e rendere ancora più facile la strada alle multinazionali. Gli OGM, gli animali transgenici, gli umani migliorati e qualsiasi clone non li vogliamo né regolamentare né sperimentare più a lungo ma li vogliamo fermare. "  In tutto il mondo la resistenza alle manipolazioni genetiche si articola secondo strategie di azione diretta mettendo in atto manifestazioni e proteste continue, occupazioni di uffici, boicottaggi e sabotaggi.

3.3.6. Liberazione animale con ogni mezzo necessario

Caccia, vivisezione, industria alimentare, farmaceutica, cosmetica, abbigliamento, giardini zoologici, circhi, commercio animale e biotecnologie. La lista di strutture e campi coinvolti nello sfruttamento animale pare non avere mai fine, tanto che per molti animalisti l'ecoconsumo non basta. Diretto esclusivamente all'individuo esso nulla può contro le atroci sofferenze che gli animali subiscono quotidianamente in allevamenti e laboratori di vivisezione. L'attesa di un cambiamento sociale viene vista, questa sì, come utopica o comunque molto lontana. Nel frattempo milioni di esseri viventi vengono massacrati quotidianamente, esseri viventi che soffrono atrocemente in nome del profitto. Solo in Italia, ad esempio, vengono macellati ogni anno 27 milioni di animali ed ogni 6 secondi un animale muore in un laboratorio di vivisezione. 107 milioni di galline vengono uccise, mentre in Inghilterra ne vengono uccise 700 milioni e negli Stati Uniti 240 milioni di pulcini, sempre all'anno, vengono uccisi solo perché nati maschi.  A fianco delle tradizionali manifestazioni e volantinaggi gli animalisti più radicali ritengono che l'azione diretta sia il metodo più efficace ed immediato per agire in opposizione a queste quotidiane stragi e torture. Si è più volte sottolineato come l'adozione di strategie di azione diretta rispondano ad un senso di "urgenza" e "necessità" verso un mondo che perpetra indisturbato le proprie ingiustizie. Un contesto quale quello dello sfruttamento animale, così evidente eppure così nascosto e pervasivo, fornisce un significativo esempio dei sentimenti che spingono gli attivisti.

Obiettivo immediato di molti animalisti è cercare di sottrarre quanti più animali possibile da una fine altrimenti orrenda e crudele. Introdursi in un laboratorio di vivisezione, liberandone gli animali e danneggiando le strutture del laboratorio in modo da creare danno economico, oppure creare azioni di disturbo ai cacciatori nei terreni di caccia, presidi, veglie notturne, volantinaggi, banchetti, proteste, danneggiamenti sono solo alcune fra le pratiche di sabotaggio messe in atto per cercare di salvare quante più vite possibili dalle molte industrie che fanno dello sfruttamento animale la loro principale fonte di profitto.  L'azione diretta risulta essere un valido strumento anche per opporsi alle biotecnologie. "Così in India i contadini hanno raso al suolo i campi della Monsanto e danneggiato molti istituti di ricerca, mentre in Brasile i Sem Terra hanno sabotato svariati campi sperimentali. Nel nord, dove queste multinazionali hanno le proprie sedi e sviluppano la ricerca, si sono rilevati altrettanto efficaci nel contrastare le biotecnologie gli attacchi ai campi sperimentali, diffusi un po' ovunque: Canada, USA, Australia, Inghilterra, Germania, Francia, Belgio e anche Italia."  "Campagne contro le recinzioni stanno crescendo. Uno dei principali campi di azione degli ultimi due anni è stato riguardo all'ingegneria genetica; una sorta di enclosure dei semi. In Olanda " diggers arrabbiati" hanno distrutto siti sperimentali di piante modificate, mentre in Germania gli attivisti hanno occupato questi campi."  Per gli attivisti delegare ad altri la lotta contro le nocività e lo sfruttamento dell'ecosistema, animali e esseri umani compresi, non può portare a nessuna effettiva liberazione. Solo il superamento della logica della delega, a favore di una iniziativa individuale, può portare effettivi cambiamenti. Con il fine ultimo dell'eliminazione totale di tutte quelle strutture e interessi che attaccano la natura, anche i "difensori di Madre Terra" rivendicano in se stessi l'iniziativa contro lo sfruttamento e l'oppressione. Ancora una volta do it yourself : resistenza da parte di una collettività di individui al fine di autocostruirsi un futuro migliore.

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