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3.2.2. L'anarchismo verde americano
a) Earth First! e l'ecologia profonda
Fondamentale per la riorganizzazione del movimento verde furono gli attivisti radicali di Earth First! , collettivo nato negli Stati Uniti nel 1980. Concetto cardine ispiratore di Earth First! fu il biocentrismo, concetto derivato dal norvegese Arne Naess che per primo nel 1972 coniò il termine di ecologia profonda. Il biocentrismo metteva al centro delle preoccupazioni nei confronti del degrado ambientale la natura stessa e non più il solo essere umano. L'antropocentrismo, tipico dei tradizionali movimenti ecologisti ufficiali, si preoccupava esclusivamente dei problemi legati all'ambiente che avrebbero avuto ripercussioni sull'essere umano. Obiettivo del biocentrismo è invece il benessere della terra nel suo insieme. Oltre alla visione del mondo biocentrica, Earth First! sarà di fondamentale importanza per l'enfasi che i suoi membri daranno alla necessità dell'utilizzo dell'azione diretta. Si è già più volte sottolineato come questa pratica risponda ad una generale disillusione e rifiuto nei confronti delle istituzioni, a tutto ciò si aggiunge il sentimento di urgenza nei confronti di un ecosistema quotidianamente "stuprato" dall'industrializzazione. Problema chiave per il biocentrismo era il pericolo che gli stessi ecologisti avrebbero finito, essendo essi stessi uomini, per pensare in modo antropocentrico. La possibilità di una vita in armonia con la natura venne ribadita dall'australiano John Seed che in Pensando come una montagna (1988) sostenne la necessità di un ritorno alla vita in comune ispirandosi alle tradizioni ed ai modi di sentire sciamanici dei popoli tribali. Simili posizioni saranno di profonda ispirazioni per collettivi e comuni come la Donga Tribe , di cui si è parlato nel primo capitolo, o Exodus Collective nel Befordshire, comunità "rasta" multirazziale unita alla cultura rave e con una spiccata tendenza alla protesta sociale. Sempre sul piano della mediazione politica Earth First! rivendica la propria determinazione senza rinunciare all'autocritica: "Ci vediamo come un movimento radicale, ma (.) un movimento veramente radicale cercherebbe di essere diverso, avrebbe il coraggio di dire e fare quello che c'è bisogno di dire e fare, senza riguardi per eventuale popolarità o approvazione."
In realtà gran parte del movimento ha sviluppato una profonda tendenza a un atteggiamento simile. L'azione diretta, in quanto spesso condotta in termini illegali, ha spesso inasprito i rapporti tra movimenti radicali e organizzazioni ufficiali. Queste ultime per esempio, avendo a che fare con l'opinione pubblica, spesso prendono le distanze dalle azioni dell'ALF, talvolta condannandole, il che crea incomprensioni e dissidi da entrambe le parti. Earth First! fu un importante esempio anche per il suo modo di auto organizzarsi in maniera orizzontale e non gerarchica che favorisce la collaborazione e lo scambio mentre scoraggia i rapporti di potere. Sempre a tal fine vengono incoraggiate le azioni a livello locale, sia che siano azioni politiche sia che consistano nella creazione di propri giornali. Si cerca di evitare ogni forma di accentramento, anche le risorse finanziarie vengono gestite in comune, in modo da evitare l'instaurarsi di figure carismatiche o potenziali leader. Nel 1991 Earth First! approda anche in Inghilterra dove radicalizza ulteriormente la propria critica inserendola in un contesto sociale e politico più ampio. Se negli Stati Uniti si dava enfasi alle proprie posizioni moderate, interessate esclusivamente alla salvaguardia della natura americana per mezzo dell'azione diretta, in Inghilterra Earth First! allarga lo spettro delle proprie iniziative e della propria critica sociale avvicinandosi sempre più ad altre realtà radicali. Dal 1992 il collettivo inglese pubblica Do Or Die - voices from Earth First! , libro che raccoglie cronache, analisi e punti di vista interni sulle azioni e proteste svolte, con contributi provenienti da tutto il mondo. Ispirata profondamente dall'etica DiY la pubblicazione non raccoglie solo temi a carattere ecologico ma anche articoli riguardanti la lotta di classe, le occupazioni, la repressione, lo sfruttamento nel terzo mondo, le discriminazioni e via dicendo. Nel 1999 l'ottavo volume cambierà il proprio sottotitolo in voices from the ecological resistance per sottolineare la sua natura di sforzo congiunto di più collettivi provenienti da varie aree della cultura del DiY, non solo Earth First! quindi. Giunto al nono volume nel 2001, Do Or Die rappresenta una fondamentale fonte di informazione diretta e non mediata che va ad aggiungersi ad altre numerose pubblicazioni (libri, fanzine, newsletter, volantini) vitali per la creazione e l'analisi di un approccio critico all'odierna società capitalistica.
b) L'ecologia sociale
Un altro influente autore per il movimento ecologista anarchico fu Murray Bookchin. Veterano sia del movimento anarchico sia di quello ambientalista egli sviluppò il suo pensiero in una serie di opere di cui l'ultima ( L'ecologia delle libertà , 1982) rappresenta una efficace integrazione fra le idee verdi e quelle libertarie. Anche Bookchin analizza l'importanza delle comunità tribali sottolineando come l'usufrutto, un oggetto è di proprietà di qualcuno solo nel momento in cui lo sta utilizzando, ne sia un principio guida. Bookchin incontrerà anche il favore di molte femministe in quanto rivaluterà la figura femminile e la divisione del lavoro tra i sessi così spesso acriticamente accettata da altri autori. Egli ammette l'esistenza di una divisione del lavoro basata sul sesso ma ribadisce come questo non implichi una inferiorità della donna che gode anzi di grande prestigio all'interno della comunità in virtù del suo ruolo di madre. Nella "società organica" non c'è distinzione fra cultura e natura. Tutto viene vissuto come parte integrante della stessa comunità e animali, alberi e rocce godono dello stesso rispetto dovuto all'essere umano che si vede esso stesso parte integrante della natura che lo circonda. Nonostante i riti animisti avessero lo scopo di integrare l'uomo e la natura, Bookchin vede proprio in questi riti la nascita delle gerarchie. Infatti lo sciamano, trovandosi in una posizione di potere, poteva presentare la divisione gerarchica come naturale ed oggettiva imponendo il proprio volere alla comunità inerme. Bookchin vede nel rafforzamento delle comunità locali, attraverso quello che egli definisce come municipalismo libertario, la possibilità di una riorganizzazione più giusta e indipendente della società.
c) Il primitivismo
La terza corrente di tradizione verde anarchica americana, il primitivismo, ha elementi provenienti dalla rivista accademica Fifth Estate di Detroit, dalla rivista della West Coast Live Wild Or Die (vivi selvaggio o muori) e risente dell'influenza del situazionismo europeo i cui lavori cominciarono a circolare negli USA durante gli anni Settanta. La loro analisi della vita moderna come alienazione colpirono molto George Bradford di Fifth Estate . Egli sostenne la necessità di una tribalizzazione dell'anarchismo, non inteso come ritorno all'antichità bensì come creazione di piccole comunità fondate sul mutuo appoggio. Bradford rifiuta la tecnologia vedendola come principale strumento di alienazione in mano ad una élite tecnocratica. Fredy Perlman pubblicò nel 1983 Contro la storia contro il leviatano . Secondo Perlman l'inizio della civilizzazione è da ricercarsi nelle prime opere di irrigazione nell'antica Mesopotamia. Ne segue un'analisi dello sviluppo di una classe di guerrieri veri responsabili dell'instaurazione della gerarchia. Ma Perlman avrà soprattutto il merito di contrapporre l'identità civilizzata, definita inautentica, alla spontaneità dell'umanità selvaggia. Egli sostiene inoltre che cercare di combattere la società di massa coi suoi stessi metodi e strutture non avrebbe altri effetti che perpetrarne l'esistenza. La resistenza, vista come "(.) la naturale reazione umana alla deumanizzazione", deve essere strutturata secondo forme estranee alla società. Un altro primitivista, Bob Black, basandosi sugli studi di Paul Goodman che sostenevano che solo il 5% del lavoro svolto nella moderna società era realmente necessario, teorizzò una vera e propria "rivoluzione ludica". Secondo Black la moderna società spinge l'essere umano ad una eccessiva serietà che lo allontana dalla gioia derivante dal divertimento. Nel suo opuscolo, che probabilmente farà la felicità di molti raver , attacca anche la sinistra tradizionale accusandola di aver perpetrato l'etica del lavoro come un valore accettabile e giusto. Altri primitivisti analizzeranno il conformismo imposto dalla società come pratica di addomesticamento e la necessaria liberazione dei propri desideri dalle convenzioni repressive come primo necessario passo per indebolire la società industriale in vista di un ritorno ad un mondo libero e selvaggio.
3.2.3. Chi sono i veri ecoterroristi?
Indipendentemente dal contesto di riferimento ciò che accomuna gli anarchici ecologisti di tutto il mondo è la rinuncia alla mediazione politica sociale in favore di pratiche di azione diretta. Il boicottaggio, il sabotaggio, il danneggiamento economico, la diffusione di informazioni sulle reali conseguenze (tra le più riportate: lo sfruttamento e la dissennata distruzione) dell'opera delle multinazionali e dei governi sono solo alcune delle azioni messe in atto dagli attivisti. Trattandosi spesso di azioni in parte o completamente illegali molti attivisti subiscono denuncie, arresti e condanne. Oltre a ciò il movimento denuncia spesso abusi di potere e montature giudiziarie o poliziesche volte alla repressione di tutte le individualità controculturali, spesso anche quando queste non si sono rese colpevoli che di semplice interesse nei confronti delle idee radicali espresse dal movimento. Attorno ai prigionieri politici la cultura del DiY ha sviluppato un profondo e sentito supporto che si articola in molteplici forme. A fianco all'impegno di molti individui nascono anche numerosi collettivi a sostegno dei prigionieri politici anarchici, ma non solo, come per esempio l' Anarchist Black Cross in Inghilterra o il Comitato Difesa Anarchici in Italia. Loro intento è raccogliere fondi attraverso cene, concerti, feste, dischi benefit per i detenuti. Tali fondi servono a finanziare le spese processuali e a sostenere la difficile vita all'interno delle carceri. Le informazioni sulle vicende e gli sviluppi dei detenuti trovano ampia diffusione per mezzo di volantini, manifestazioni, fanzines , raccolte di firme, libri e in internet. Il supporto avviene anche in modo epistolare scrivendo ai detenuti per dimostrare loro solidarietà. In questo contesto si inserisce anche una critica radicale all'esistenza della struttura detentiva stessa. "Puoi finire in galera per molte ragioni. Per esserti difesa da un marito violento, per essere in possesso di una droga illegale o ancora per aver voluto tutte quelle cose che ti circondano e che non puoi pagare. in cella 23 ore su 24, vogliono che tu cambi, che divieni saggio, vogliono inquadrarti nei loro piani macro-economici, in modo che tu sia loro utile per accumulare ancora più profitti. Fino al giorno in cui non metteremo fine a questa follia." "L'esperienza della prigione fa poco per dotare il detenuto di capacità e abilità per trovare un lavoro una volta uscito. la prigione punisce indipendentemente dal pensiero e dalle azioni. Promuove la violenta risoluzione dei conflitti personali e spezza i legami familiari e di amicizia. Essa stimola la dipendenza, l'inattività, la violenza e il deterioramento delle relazioni umani.
Tutto ciò rende molto più difficile la reintegrazione una volta usciti." Nata concettualmente da un monaco benedettino, Mabillon, sotto il regno di Luigi XIV di Francia (1643-1715) e attuata per la prima volta in forma concreta nel 1790 (il primo penitenziario sorse in Walnut street a Philadelphia) ad opera dei Quaccheri, la prigione viene vista non solo come totalmente fallimentare nei suoi intenti ma come parte fondamentale del sistema stesso, essenziale nel perpetrarne la logica di dominazione, sfruttamento e controllo. Molti attivisti sono stati definiti dalle istituzioni e dai mass media come "ecoterroristi" e cioè "terroristi ecologici" per sottolineare le motivazioni che ne hanno guidato le azioni. "Non ci stupiamo che la stampa abbia associato parole come ecologia e terrorismo nella vicenda del sabotaggio economico alla Nestlé da parte dell' Animal Liberation Front . (.) Lo stato e le multinazionali stano riutilizzando il solito sistema, hanno parlato dell'ALF come un'organizzazione terroristica." Ma per gli attivisti e coloro che li supportano i veri ecoterroristi sono invece proprio quelle istituzioni che li reprimono. "Evidentemente qualcuno ha deciso che gli anarchici debbano essere il capro espiatorio per le violenze che compiono ogni giorno i governi, gli stati, le multinazionali che affamano e sfruttano il terzo mondo, che inquinano il pianeta. Bisogna distogliere l'attenzione della gente da chi è responsabile della morte per fame di 30 milioni di persone ogni anno e dello sfruttamento di milioni di altri esseri umani. " Lo stesso volantino prosegue con un'analisi delle montature a danno di alcuni, presunti, attivisti e delle assoluzioni o insabbiamenti di cause intentate alle maggiori multinazionali così come delle assoluzioni e addirittura promozioni nei confronti dei "massacratori in divisa della scuola Diaz, i torturatori di Bolzanetto, i criminali in divisa che hanno caricato inermi manifestanti a Genova." "Il potere assolve sempre le sue violenze e incrimina come 'violento' e 'sovversivo' chi vuole giustamente rivoltare un'organizzazione sociale basata sulla violenza e sullo sfruttamento a livello planetario, che sfrutta e uccide uomini, piante e animali. Sono gli stati e le multinazionali i veri (eco) terroristi! "
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