SCHLAGSTROM 2007 @ Raw Tempel, Berlin - 17-18/08/07
Text by Gilly_Sephira - Pics by Drex
Uno Schlagstrom che raddoppia e che, tralasciando l’orario di inizio un po’ proibitivo, propone due giorni, 14 gruppi, stand e performance anche esterne alla “scaletta”.
Facendo riferimento a queste ultime, durante la prima serata (Venerdì 17 Agosto) veniamo accolti da un duo voce femminile urlata e ultra campionata, che in certi tratti poteva fare a meno di esserci, unita al suono di macchine do it yourself ricavate da rottami, una specie di contrabbasso con una corda in meno del normale, un vecchio PC con schermo LCD e tastiera, pedali di riverbero e altri effetti, uno strumento a forma di boomerang che non saprei definire, di sicuro creato per sputare e modulare le numerose distorsioni e un ipnotico megafono che ha continuato a girare per tutta la serata diffondendo il rumore…
Pochi e schiacciati in uno spazio troppo piccolo sono accatastati gli stand musicali e quelli di cibo cipolloso.
Il Raw Tempel è solamente una minima parte di tutta la distesa appetitosa di capannoni abbandonati che si estendono presso il territorio del centro sociale Cassiopeia di Revaler Strasse, ma si è deciso di limitare un festival come lo Schlagstrom a questo piccolo capannone, con le conseguenze di invivibilità spaziale, respiratoria e di temperatura che si possono facilmente intuire.
Apre la scaletta il duo Siamgda vs GG (ubergang) sostanzialmente alle prese con un miscuglio di percussioni e suoni di una chitarra che rimangono in sottofondo e che una nostalgia mai appagata riconosce come lontanamente simili a quella caratteristica degli Psychic TV. Quando vedo una chitarra e strumenti distorsori penso subito a Fennesz, perché evidentemente ha sverginato la mia non conoscenza di questo melisma di suoni, ma a confronto il duo propone qualcosa di meno strutturato, meno percettibile, che si mescola e diventa confusione, una confusione che ora si scopre essere solamente apparente ora no, ora fragile e ora accattivante.
I Dazzling Malicious sono stati davvero una bella sorpresa. Pezzi intrisi da field recording dal sapore color di seppia, una pellicola grattata dalla punta di un giradischi polveroso, melodie che si inseriscono nel canovaccio rumoroso, lo struggente carillon distorto che segna le note di infanzie di sangue passate in un albergo deserto, rave tra catene, cemento, metallo e polvere, dispersi nel vapore cupo che inebria e i corpi che sensualmente cominciano a sudare; il ritmo che incalza nel fumo della nebbia del respiro.
L’unico modo in cui la mente può descrivere l’impatto della performance successiva è con una bella esclamazione volgare, poiché si tratta di qualcosa di particolarmente violento, techno, industriale, apocalittico, rave e assolutamente ben strutturato, con timbro di drum dalla rotondezza cupa che parte in cassa dritta e fa agitare non solo il corpo. Sandblasting porta allo Schlagstrom i colori del Bel Paese, dimostrando, come pochi altri, che esiste qualcosa di esportabile in una scena come quella tedesca.
Il palco viene successivamente conquistato dall’irrompente duo spagnolo Proyecto Mirage, una performance che definirei amichevolmente simpatica, allegra, con un tono più frizzante rispetto alla natura di quelle che la circondano. Lo stile è pressoché quello di ATR o Ambassdors21, quindi elettronica martellante con tratti cupi, noise, bpm piuttosto elevati, drum’n’bass e suoni accompagnati da parole e urla stridule femminili, sia attraverso un megafono che puramente con il microfono. Anche se a livello musicale non ci troviamo dinnanzi a dei geni, riconosco che come impatto live danno parecchio e sono in grado di coinvolgere positivamente il pubblico.
I belgi Hybryds potrebbero rappresentare una pausa tra la prima tempesta e l’inizio dell’ultima successiva. Ci si trova in un quadro ambientale, tra soffi di vento, beat rarefatti, tre effetti, industrial al sapore tribale che porta la visuale su antri indiani di danze lente e sospiri; dark ambient, il suono di una chitarra e una voce femminile a tratti elaborata e a tratti no. Pur risultando antipatico è giusto esprimere un giudizio negativo sulle doti canore di questa ultima cantante, udite soprattutto nella parte finale in cui la voce penetrava senza effetti il microfono; si può tranquillamente tralasciare l’aspetto tecnico, ma rimangono timbro, intonazione e musicalità che, in una voce impiegata in certe sonorità, sono fondamentali.
Con Adam-X ricomincia a soffiare la tempesta dei beat, ritroviamo quindi sonorità techno-rave incalzanti, circolari, cassa in 4/4. Gli effetti e la gestione dei suoni risultano però non essere molto vari e il risultato è pertanto una pericolosa serie di loop fin troppo ripetitivi che rischierebbero di cadere nel baratro della monotonia. Ciò che fa precipitare l’esibizione al posto che dare un sostegno positivo è anche in questo l’uso della voce, in qualunque modo sia stata utilizzata.
Come conclusione di scaletta vengono proposti i Sonar, ultra penalizzati da un impianto che raggiunta la “tarda ora” fa più capricci di prima; le orecchie comunque cercano di ignorare questi cattivi effetti per captare e godere di ciò che veramente merita. Le sonorità sono in completo spacco, dure, senza cassa dritta pulsante, ma composte nella totalità da distorsioni e bassi potenti trascinante come una droga che non va a fracassare sinapsi, anzi ne costruisce, manipolando la formazione di nuove percezioni e idee di piacere intenso, immersi nella luce e nel sudore, nell’impegno della creazione della creatura musicale.
Le rimanenti ore sono messe nelle mani di Dj Ron, Dj Erik e Dj Tamat.
Il secondo giorno troviamo con molto piacere una re-entry che era presente anche all’edizione estiva dell’anno passato, ovvero il signor Nexus e Greta con le relative macchine che in questa occasione si è riusciti ad ascoltare. A quanto pare macchine simili attirano anche i passanti fuori dai cancelli dello Schlagstrom che per un pezzo non sono stati coperti e la calca curiosa era inevitabile.
Purtroppo e per fortuna allo stesso momento, le prime performance del Sabato (Hecate, <1979>, Mezire e Detune-X) vengono bruciate mentre si balla e si procede nel fiume della Fuckparade partita lo stesso pomeriggio verso le 4.30 da Frakfurter Tor e finita molto dopo l’orario di apertura delle porte dello Schlagstrom (l'orario di inizio di questo secondo giorno è stato anche peggio del venerdì e chi non avesse avuto voglia di ingozzarsi di cipolle, salse e altre pietanze tremende sarebbe stato costretto a perdere parte dell'evento per poi uscire alla ricerca di pasti migliori
?).
La performance di Empusae è stata qualcosa di davvero toccante. Benché nella sala ci si trovi davvero allo stremo del respiro e della sopportazione del calore umido, si riesce a raggiungere uno stadio in cui tutta questa aria viziata e queste luci riescono a diventare un fluido che penetra dentro nelle narici e nella pelle facendo girare la testa in sonorità che vengono da qualcosa di remoto, non da ricercare chissà dove, chissà con quale cartina o mezzo di trasporto; sonorità che nascono dentro dove risiede tutto quello che sta fuori e anche una consapevolezza maggiore. La parte ambientale, esoterica, occulta, tribale di questa seconda giornata di Schlagstrom.
Uomini fasciati da bianche bende, come fossero mummie, si avventano sulle macchine, sui bassi e sulle distorsioni, sulle frequenze che raggiungono stadi da ultrasuoni, sulle forme che successivamente si presentano per dare sfogo a questa impossibilità di realizzazione con il mero intelletto, sui singoli suoni che perdono la regolarità della frequenza e trasfigurano nel conseguente rumore. Vortice colmo di un ordine/disordine che si riesce a captare solo nel momento in cui si smette di cercarlo. Sono i Monokrom.
I Brighter Death Now di sicuro sono uno dei nomi che più attraeva il mio interesse e sul biglietto dell’evento apparivano anche rassettati. Performance interessante, intensa, ricca di suoni e atmosfere malsane, drogate dell’aria pesante e delle luci che violentavano corpo e mente; ma tutto ad occhi chiusi. L’occhio aperto scorge due uomini imbalsamati alle prese con un play e uno stop per avviare nastri registrati, poche note di basso e voce campionata a volume stratosferico che urla sul pubblico come una pseudo-divinità incazzata. Quello che manca dunque agli occhi è il pathos che ci si aspetta dal live di artisti di questo genere/calibro conosciuti proprio per le loro famose performance più o meno estreme.
P.A.L. è quindi l’ultimo carro che passa con la propria musica. Alterna pezzi diversi tra loro nel timbro, nella struttura, nella musicalità, nell’intensità proponendo un live vario comprendente anche dei cavalli di battaglia come l’ormai conosciutissima "Gelobnis" e l’altrettanto famosa "I set my dog on fire" (tanto per fare due esempi). Si aggiungono una performance che riesce quasi ad assumere un tono serio, ma che rimane pur sempre in un ambito di spaccatura nei confronti della sostanza musicale ed un bis che oserei dire poteva essere più pompato con qualche pezzo dalle sonorità più dure e “industriali”.
La storia del “bello solo ad occhi chiusi” purtroppo non è qualcosa che prende in considerazione solamente la performance dei Brighter Death Now, ma anche quella di P.A.L. e Monokrom, che musicalmente parlando sono state apprezzate.
Queste performance visive potrebbero essere considerate come cose ridicole se viste fuori da questo contesto, ma nessuno obbliga ad osannare tutto ciò che fa un nome importante, soprattutto quando si prendono atti e gesti che dovrebbero essere emulati con un po’ più di rispetto (mi sembra di essere tornata alle sospensioni dell’edizione dell’estate scorsa).
Una disparità che può causare una grossa delusione, soprattutto per quello che ci si può aspettare dalla performance di nomi di questo calibro.
L’errore dell’aspettativa che risulta difficile bloccare quando si parla di musica e di quello che può spingere a svilupparsi.
Ci si trascina poi nel fresco della notte scortati dal dj set di Dj Agent Provocateur e Dj Butz.
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Le consuete finestre con il resto delle foto:
INSTALLAZIONI
ADAM-X
SONAR
EMPUSAE
PAL
VARI VENERDI'
VARI SABATO
VARI