Nuvole D'Azoto @ Teatro Cittadella – Modena, 29 Marzo 2008

Report by Gilly Sephira Pics by Drex

Dopo il Paris Spleen degli Ataraxia l'Associazione LaRoseNoire festeggia il decimo anno di attività di creazione musicale di Jerome Soudan in arte Mimetic. Questa volta ci troviamo in una location diversa sempre nel territorio emiliano, la zona dove opera principalmente l'Associazione, ovvero il Teatro Cittadella di Modena. Ammetto con rammarico che il Teatro Dadà godeva di un'intimità, un'acustica e un bilanciamento sonoro più adatti ai progetti come Nuvole d'Azoto e che il suo impianto reggeva molto meglio i diversi tipi di frequenze rispetto al Cittadella.

L'introduzione è affidata alle musiche del nuovo album di Alio Die . Forme che si compongono e lentamente si muovono su un mare di luce e macchie di colori tenui, voci lontane intubate e soffuse.

Puntualmente il sipario si apre e l'apertura spetta a due progetti tutti italiani, Lumina444 ibrido tra Marco Grosso (già Ouroboros, Mind Infinity, Apotheke e Dust Eater) e Mirco Martelli (Neuropa). La proposta è quindi una fusione di elettronica e droni ambientali/ritualistici con una base anche “realogistica” da primissima realtà virtuale. Sequenze circolari.
L'aspetto visivo è di carattere prettamente naturalistico e colorato, molto lontano dall'atmosfera evocata dalla musica. Questo divario fra immagini di tipologia non adatta, troppo veloci e spezzettate e il contesto musicale può rendere molto difficile l'ascolto, la concentrazione e la focalizzazione delle emozioni alle quali può rimandare la musica; si resta un tantino disorientati.

L'introduzione degli strumenti del duo Flos Ignis in parte riesce a modificare l'atmosfera verso quella che poi sarebbe stata la successiva performance solista del gruppo, ma dall'altro lato ha contribuito a creare più confusione di quanta già ce ne fosse in precedenza. I suoni che si mescolano sono molteplici, non percepisco un amalgamarsi, ma una sorta di laissez faire in cui ogni strumento sembra andare per i fatti suoi.

Questa fusione dura poco e ora sul palco ci sono solamente Serena Fiandro e Roberto Salituro , la prima cambia strumentazione passando dal flauto al magnifico salterio ad arco basso, mentre il secondo procede a suonare la sua arpa.

Rimangono in un angolo trasportando il contesto verso lidi più medievali e di saggezza, quand'ecco spuntare un giovine a petto nudo, l'aria risoluta ed espressiva. Parla.
Parole di Verità, di ricerca ed iniziazione verso il Vero Sentiero; versi della Tavola di Smeraldo del tre volte grande Ermete adattati al linguaggio odierno, con la semplicità dello scorrere di un ruscello di montagna. Freschezza.
Anche una figura femminile in abito vellutato dona il suo contributo, un amore bucolico che ben si sposa con la primavera appena giunta e fa pensare proprio allo sbocciar dei fiori e ai profumi di rinascita e amore.
I monologhi e i dialoghi rimangono sempre accompagnati ed intervallati dalla musica soave, picchettata, molto melodica e preziosa del duo.

Ed infine Mimetic si presenta nell'angolo a destra del telo per le proiezioni e parte alla ricerca di suoni dapprima ambientali e soffusi, per poi approdare a territori musicali più marcati che lasciano solchi più netti. Continua mescolanza omogenea tra ottimi suoni, elettronica, IDM, ambient, campionamenti vocali, rumori e distorsioni, minimalismo e silenzi, no beat e ritmiche lente ma incalzanti ed intense. Con questo set ripercorre tutti i suoi anni di attività.

Sembra di essere alla deriva nella presa di coscienza della fine;
gocce che cadono su metallo nel fondo di una voragine di buio, tocco luminoso;
circoli ipnotici di sensazioni e suoni;
Mare contaminato da un sangue di sacrificio, vista disturbata di colori primari, sgranata.
Sottomarino che vaga tra la materia vibrante del silenzio cosmico, capta segnali ad intervalli regolari da altre frequenze energetiche;
Un tramonto in cui il sole si distende a linea retta, poggiando su un cuscinetto di oscurità lineare Griglia di un cosmo visto come una funzione matematica;

Rituale in una cripta sconsacrata dai sapori ottusi della superstizione;
Figure danzanti e contrasto di colori nel profondo di un vuoto in cui ci apprestiamo a precipitare;
Rumore echeggiante, suoni di oggetti cadenti indefiniti, passi nel lontano mentre brucia il filo che ancora ci tiene sospesi;
Voci bloccate come urli sordi sott'acqua, richiesta di aiuto che non riesce ad emergere;
Dimensioni che ruotano e passano tra le catene di mondi;
Il ritmo colpisce come lo scatto in braketing di una macchina fotografica a mutata in fucile;
Uncini che dilaniano fino a quando il corpo non è ad uno stato di martirio sufficiente, poi il silenzio e ancora la tortura non basta;
Bambole malefiche, danzatrici contrastate che perdono il loro profilo, immagini che si seguono e non riescono a compiersi.
Brusca chiusura e saluto del sipario.

I suoni di Alio Die pensano anche al congedo.

Drexkode.net ver.2.0 2006 - Art by Gilly *Sephira* Majo