La notte delle Streghe -Milano Area, 31/10 - 04/11.2007

Text by Gilly Pics by Drex

Le coppie di binari che si perdono nella natura indefinita al di là del cancello che divide i due mondi suscitano davvero delle emozioni gigantesche, soprattutto mentre si zampetta su ogni singola traversina e si attraversa il capannone cuore della festa.

Accampamento immerso nella natura, tutto è sommerso e mangiato dalla natura; alberi che spuntano in mezzo ad ogni struttura, in ogni luogo in cui possono sviluppare i propri rami e anche dal tetto delle altre strutture più piccole non si riesce a fare una panoramica di quanti mezzi e persone circolano da basso. La visuale dall'alto si ferma a questi tettucci poiché il coraggio di salire sull'acquedotto mancava definitivamente; saliva il brivido solamente a guardare i prodi ragazzi che passeggiavano sulla sommità come se stessero nelle vie del parco Lambro.

La tranquillità e il vero spirito che si creano durante la giornata (compresa la musica) sono un bel ricordo in confronto al vero e proprio caos (non quello agognato, ma quello fastidioso) della sera, in cui la festa sembra trasformarsi in un mercato di chi viene prende ciò che serve e se ne va (era più la coda di macchine lussureggianti che se ne andavano che quelli che arrivavano) e di altri veri e propri intrusi nell'anima della festa (il sabato poi è davvero il peggio).

La musica sembra anche prendere la stessa piega della caratteristica di questa massa invadente ad esempio l'uso spropositato di synth troppo acidi e drums secche e non ovattate, rotonde e possenti come si sviluppano nel corso del giorno, dalla mattina in poi quando tutto viene scremato e rimane il valore.

Per fortuna si trovano alcuni piccoli sound interessanti (compresi gli usci dei camper) sparsi qua e là per tutto il campo presso cui l'atmosfera rimane veramente carica, intima e festosa.

Questa festa inoltre dovrebbe far riflettere molto, poiché esplorando la zona si arriva a toccare una tematica che sfocia nel sociale/culturale etc., tematica che sta anche facendo discutere molto da qualche anno a questa parte.

Ci si trova in un'area abbandonata molto probabilmente di costruzione iniziata e non andata in porto, il progetto è di sicuro recente visto i freddi blocchi di cemento armato.

Mentre si gira all'interno le strutture più piccole a fianco del capannone principale, si vede materialmente la condizione in cui i disperati della società vivono.

Nelle singole stanze si trovano montagne di immondizia, vestiti, rifiuti, passeggini in decomposizione, giornali. Montagna non è una metafora. Si immaginano le persone intente a cercare qualcosa di utile per una vita che non si sa se ha ancora un valore, respirando e toccando merce classificabile come malattia o infezione sicura.

Sono davvero pochi i passi che separano l'idillio al sapore di TAZ dal mondo reale, è come se si attraversasse una barriera invisibile che termina definitivamente quando non si percepiscono più i battiti e le vibrazioni provenienti dal campo-sound . È ovvio però che dentro persistono, quando si parla dei fatidici sensi bisognerebbe specificare quanto grossi sono i loro limiti.

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