OutBound@ Wizardclub- Roma,
Venerdì 23 novembre 2007
Reviewed by Hymal
Una occasione degna di nota quella che si è presentata venerdì sera al Wizard dj-bar. Artena è un piccolo centro che sorge dietro i Castelli Romani, un paese misterioso, a tratti freddo e nebbioso, arroccato sul dorso di una montagna che risente di un abbandono lascivo atto a ricordarci le sue antiche origini romane e papaline e al tempo stesso accogliente nella vastità del panorama mozzafiato che regala a chi lo percorre e la bellezza delle pietre nude delle sue case, un luogo a sè stante, fedele alle sue origini culturali e alla sua caratteristica tradizione popolare.
In tutto ciò da pochi anni a questa parte è nata una realtà emergente come il Wizard, un piccolo club che offre selezioni musicali di tutto rispetto,accompagnate da degustazioni di vini e drink in due sale dalle dimensioni contenute ma ben calibrate negli spazi e di notevole atmosfera.Una realtà creativa e alternativa in un contesto quasi ostile a qualsiasi forma di mutamento progressivo.
Arrivo questa volta in anticipo e senza indugiare mi precipito immediatamente all'interno della sala che sta ospitando i diversi set della prima di un ciclo di serate sotto il nome di OutBound per gustarmi fino all'ultima nota le sonorità che mi stavano richiamando sin dalla strada un attimo prima..
In consolle Kenofsky e selezioni elettroniche essenziali, un misto di lap top set dagli echi che rimandano agli Autechre miscelati a quattro campioni modificati in presa diretta.. è elettronica pura, i ritmi sono a tratti spezzati ma mai in contrasto tra di loro e si alternano a delle pause ben ponderate, i tappeti sonori altamente evocativi, paesaggi acustici..tutto è amalgamato e in crescendo. Al suono si coniugano delle visuals piuttosto complesse e di notevole bellezza di Oni No Me, che in una precisa sincronia donano immagini tridimensionali e colori essenziali attraverso originali combinazioni atte a evocare sensazioni di meraviglia.
La serata va in crescendo.. le piccole dimensioni del locale sembrano cullare in un buio ovattamento e la musica incalza quando ai primi due si unisce anche Qubit e incredibilmente non si può non fare a meno di notare una grande sinergia tra i tre.. il suono improvvisato, scomposizioni di bit, synth melanconici e le visuals viaggiano interamente all'unisono senza mai contraddirsi, attraverso l'iterazione di voci umane e non distorte, come la vecchietta che incitava " pazienza, bisogna avere pazienza.. pazienza!"... in uno scenario che rimanda ad altri tempi, è impossibile, almeno per me, non rimanere centrati nell'ascolto e avvillupati in quella trama di suoni e colori tridimensionali, pura esternazione di un momento di spontanea creatività e armonia, in una primordiale liberatoria coesione.
Decollati insieme allo scandire delle ore mattutine, il set prende una piega più omogenea in un misto tra techno minimale e elettronica che si rincorrono in costante stato di alterità col duo Beat O'Matic, i ritmi sono sempre più incalzanti e le pause sempre più definite, le mani si affaccendano sulle tastiere midi e anche qui grande interazione umana e musicale tra i due, fatto che sembra essere il motivo predominante dell'intera serata.
E' tardi e mi appresto a ripercorrere le scale che qualche ora prima avevo percorso frettolosamente, la luna è piena e anche l'atmosfera sembra essersi appropriata del dono ricevuto..
Kenofsky (Surphase)
Qubit (Surphase)
Beat'O Matic
V ideo: Oni No Me
Wizard club
Outbound