Officine Schwartz @ Bloom Mezzago 10.11.07
Report by Gilly Sephira - Pics by Drex
A distanza di poco tempo dalla performance di Z'ev in quel di Milano, emergono da un ricco passato anche le Officine Schwartz , gruppo storico industriale bergamasco fondato dal musicista Osvaldo Arioldi; fa specie come la scena di questa città fosse sviluppata e che allo stesso tempo scarseggino i reperti che la riguardano.
Il palco prescelto è quello del Bloom di Mezzago (calcato di recente anche dai Tasaday per i 25 anni di attività musicale), sul quale sono accuratamente adagiati gli strumenti che verranno successivamente stravolti.
Sono compresi sia recuperi metallici tra bidoni, metalli, corde, lamiere, catene, tubi . sia percussioni (bidompani, tamburi) e altri strumenti più tradizionali come sax, la classica tromba, batteria, tastiera, tuba, clarinetto, harmonica e anche uno scacciapensieri. Da non escludere le creazioni ibride come la Biciarpa o lo sfregofono.
E' inutile specificare quanto siano variabili e ricche le sonorità del gruppo; a differenza magari di altri più improntati verso una via precisa, le Officine Schwartz hanno sempre inserito nel loro repertorio suoni diversi, caratteristica sia di apertura sia di ampia sperimentazione sonora.
Come una banda che sorge dalle strade inquinate della città, tra fumi, macchine, caldaie; tutti mettono la propria voce tra una percussione e l'altra, raccontando.
Anche l'immagine è significativa, tutti si presentano come operai appena usciti dal turno in fabbrica, con tuta blu, capelli spettinati (per un pezzo indossano anche l'elmetto di protezione) ed è come se continuassero a cantare la propria fatica e quella che dovranno affrontare una volta arrivati a casa, tra le insidie della metropoli.
Anche i nuovi pezzi rispecchiano a mio parere questa ultima descrizione, poiché spaziano nello stile toccando anche caratteristiche più "etniche" (passatemi il termine).
Dopo tutti questi anni il gruppo procede ancora sulla via della comunicazione e dell'informazione, affrontando tematiche attuali come la storia di un lavoratore precario, la fabbrica, la macchina, il trafficoooooooooooo.
Tra gli altri hanno proposto un inedito d'epoca mai eseguito in pubblico da cantare tutti insieme e alcuni pezzi storici come Rambo .
Ciò che delude un po' sono i commenti delle persone in sala, quelle più giovani più che altro (i pochi che c'erano) e che fanno capire quanto il termine industriale sia stato modificato e successivamente abusato. Io sono parte di questo pubblico "giovane" e mi sento spesso a disagio poiché tutto è lasciato andare a termini di industria discografica e altre baggianate e spesso ci si trova innanzi a persone talmente sature da queste nuove catalogazioni che non si può avere un dialogo, non si possono ripercorrere le vere origini di un certo movimento o cultura, poiché questi soggetti non vogliono sentire ragioni. Hanno ragione il mercato e le recensioni che tendono in tutti modi ad etichettare con nomi nuovi o stravolgere quelli autentici.
Che cosa dovrebbe aspettarsi una persona che va a vedere un concerto di musica industriale? A mio parere non si deve aspettare nulla.
Non ci sono canoni, regole musicali, stilistiche, compositive, perché ogni gruppo ha sempre sperimentato i propri suoni in modo personale, mettendoci un'impronta che nessun altro aveva. Tutti diversi ma tutti uniti nella sperimentazione sia nei suoni, sia nel perseguire una strada che ora sembra un binario morto, quella dei contenuti sempre più scemanti a favore del mero prodotto di consumo.
I Throbbing Gristle ad esempio sostenevano fortemente questo ultimo punto, facendo notare l'inutilità e il vuoto di quelli che erano le copie delle copie delle copie, mentre era proprio la distinzione, il diverso impatto che avevano le performance, le emozioni personali e i suoni a costituire ogni singolo gruppo della scena industriale (o sperimentale che dir si voglia).
Bisogno di INFORMAZIONE!!
Motore BOOM gas gasoline gas gasoline . Padron Laaaaaaaaaaaaaadron!
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MOOOOOOOOOOORE PICS
AND MOOORE