ITALIANS DO IT BETTER pt. 5 @ Arciblob [Arcore] 17.03.07

Reviewed by Gilly Sephira majo - Pics by Drex

Partirei con il rettificare il numero di eventi, per Drexkode sarebbe il 4°, ma ufficialmente questo è il 5° evento della rassegna battezzata Italians do it better , che è partita a Novembre 2006 [in poche parole, ci siamo persi la prima].

Sottolineo anche con piacere che l'affluenza è sembrata maggiore rispetto alle altre serate e ha partecipato attivamente a tutte le esibizioni - non come chi viene solo per sentire l'amico - sarà che le performance erano più ricche del solito, al di là, toccanti.

Il Cerchio si apre con i Vri-il , nettamente industriali, sapore di futurismo e di anni 80 soprattutto per l'idea del fai da te, della voglia di fare che trapela da entrambi gli artisti e della tecnica chissenefrega!

Sembra di viaggiare in una spirale al contrario senza raggiungere un punto di fine; suoni che potrebbero essere liquidi e rilassanti, sono bruscamente frammentate da rullante e piatto, acidificando il tutto.

Scenario tragico, non di distruzione, ma di una crisi mentale, immateriale, come un agoniato cambio di epoca tra il silenzio, lamentele di voci che non sono più reali, foreste cibernetiche attaccate ancora al timbro inquietante dei vecchi strumenti.

Un nastro che si tira, quasi a voler svuotare i contenitori della storia da ciò che è stato prima e quello che ancora ora persiste; lo strattone da "folle" che si libera di tutto [o ricicla a piacimento?].

Ritmo praticamente inesistente, se non nelle parti in cui la crisi riesce a calmarsi ed è con questa calma che cerca di esprimersi; difficile però è resistere alla turbolenza.Tutto cade a pezzi, rimangono tracce e fili che non portano da nessuna parte, ciò che si estende è un degrado totale.

Dico OLTRE e non esagero, parlando dei Tavolo da Rigaio .

La danza eloquente che, più della parola, è portatrice di significato che arriva ad ognuno ed ognuno interpreta nella propria soggettività di forme - l'oltre è uno comunque.

Amalgamati tra loro strumenti home-made, batteria, file recording che accompagnano tutta l'esibizione, chitarra, flauto, tamburo, recitativo, danza. Armonia che prende il cuore e lo strapazza - e non solo quello - Voglia di danzare. Un Occhio che proietta la scena dall'alto, la consapevolezza altra che ci permette di vedere le cose da altri punti di vista; visione delle cose da fuori, come nelle pitture rupestri era il volo sciamanico in cui tutto si vede dall'alto.

Parole acquatiche! Acqua Elemento oltre alla superficie nell'Essere e nella penetrazione di ogni cosa, Elemento di Consapevolezza e Sapere, ma altresì pericoloso nel paesaggio Lunare argentato.

Danza di Dualità, come le due facce della Luna che si mostrano nella Volontà.

Danza Specchio, il Respiro, il Tempo.

Aspetto tribale, forse in una Foresta e anche i corpi non sono più corpi nell'unione di Elementi, che non sono più come li conosciamo ordinariamente. Prevale l'Armonia, post rock rituale, i pezzi si evolvono lentamente trascinando malinconia, nostalgia, speranza, sorriso, lacrime, nodi.

Tante righe tracciate su questo Tavolo - se si vuole guardare la forma - ma uno è il solco.

Break-through centrale!Quasi un asse di simmetria.

Mecchi Ted e Otta, ovvero i Supergonzo , pensano a scatenarsi [e a farci scatenare] per bene, quasi vogliano levare i segni di nichilismo, nostalgia, contemplazione, seriosità . lasciati sui nostri volti e dentro dalle performance precedenti. Uno strattone di sveglia che ricorda la spontaneità del divertimento, dell'ironia dell'amicizia, delle grasse risate lasciate andare, dell'assenza totale di vergogna, spudorati, spaccare tutto e facciamolo sto cazzo di casino!

Chitarra basso e batteria, eccellenti per creare dissonanze, ritmiche in continuo cambiamento ed evoluzione. Esecuzione di pezzi frammentati che vanno a costituire un mosaico di follia e sarcasmo; frammento per riprendere fiato, come se tutto fosse svolto in apnea, per provare la resistenza, urla liberatorie.

Passamontagna da boia che crea e distrugge con i propri strumenti, con il noise, con il punk.

E' come trovarsi in una camera dove regna il disordine apparente più totale, portato da una bufera - non certo di vento - in cui si mantiene l'ordine, proprio come tra tutto questo noise si riesce a trovare l'armonia in cui tutti gli strumenti sembrano andare d'accordo.

Con il duetto Antonello Cassinotti & Andrea Reali [che ancora una volta partecipa alla serata di sua creazione dimostrandosi quasi un Jolly aperto a tutte le collaborazioni, rimanendo però sul tema della vocalità] si ritorna nel percorso tribale già cominciato con i primi due gruppi - la simmetria con i Tavolo da Rigaio.

Protagonista è l'aspetto vocale, la fusione tra il timbro moderno costruito e modellato tramite la macchina e l'apparato vocale completo usato naturalmente, trasmettendo il fatto che il nostro corpo può produrre degli armonici incredibili se sfruttato a dovere.

Sembra di essere proiettati in terra australiana, tra gli aborigeni e il suono del didjeridoo; la voce è messaggio, è un vero e proprio linguaggio tramite cui vengono espressi concetti, emozioni, racconti.

Proprio come nell'utilizzo di questo strumento, Cassinotti utilizza un'impostazione precisa dell'apparato vocale, della lingua, delle labbra, delle guance. Il risultato sono suoni che lasciano in totale stucco, non nego di essere rimasta in espressione baccalà più di una volta.

Lamenti, stridii, passaggi da suoni gravi a suoni acuti, non propriamente in registro di fischio, come se fossero cigolii di un vecchio uscio. La parte moderna di Reali è ovviamente meno frammentata e fa come da contro voce e accompagnamento ai virtuosismi di Cassinotti; a volte la differenza si percepisce troppo, sarà per la natura anche un po' improvvisata della performance.

Il Cerchio e la simmetria si chiudono perfettamente con i Newtone2060 , che propongono sonorità sperimentali più ordinate e un po' più "moderne", senza tralasciare l'aspetto dell'utilizzo di diversi strumenti e oggetti, file recording, sperimentazione vocale.

Atmosfera che presenta anche pennellate jazzanti e progressive e tutto sembra essere svolto a casaccio, come si suol dire, ma si sa che l'apparenza inganna - non importa se scado nel banale con questa considerazione, perché è esattamente la frase a parole che esprime al meglio questo concetto.

In questa performance sembra che siano contenuti un po' di frammenti di tutte quelle precedenti: frequenze che penetrano prima nella mente e poi sembra che attraversino quella barriera che tanti rifiutano di vedere, crescendo e stacchi più duri, il fai da te non convenzionale . In aggiunta a questi fattori, ma non come mero condimento, troviamo il recupero di pezzi più vecchi e di sonorità che si spingono verso una dimensione "pericolosamente" ipnotica, soprattutto verso la fine della performance - completamente immobile, trapassata soltanto dalla musica, sorridendo ovviamente.

Sempre in attesa speranzosa di un prossimo, appetitoso evento!

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Drexkode.net ver.2.3 2004-2007 - Art by Gilly *Sephira* Majo