NEW YEAR TEKNIVAL 2005 "Invaders of the world" - Milano 31/12/05
Venerdì 30/12/05 - La creatività è una facoltà che ci permette di ingannare il tempo nelle attese che si preannunciano lunghe... si accende il proiettore sinaptico e si gode della propria commedia. Misia tarda, io mi son già fatto un giro di perlustrazione. Ore 2:00, raccolto nel cubicolo audio della drexmobile, scossa dal basso granitico dei Chrome, vedo passare mezzi e materiali, lungo quella via che a percorrerla soli in mezzo ai resti delle fabbriche pare una ritirata da Mosca dopo un conflitto nucleare.
Poco distante, sotto l'occhio vigile arruginito della torre, un centinaio di individui svolgono il ruolo che nella depurazione delle acque è attribuito al solfato di alluminio; col passare delle ore un precipitato umano si addensa negli organi vitali del party, a Milano, 30-12-05, va per compiersi un altro rito, un Teknival, che è come paragonare una festa degli Alpini dopo che, a secco di Chianti, danno l'assalto alla vicina farmaceutica, un commando impazzito di bestie cyborg con la penna sul cappello invadono il magazzino semilavorati, divorando flaconi senza cura per le date di scadenza.. un secondo battaglione diretto sul fronte opposto, in un centro sperimentale dove l'esplosione dei cavi elettrici, sottoposti a stress, questa notte e le seguenti verrà ripetuta per noi 180 volte al minuto.
Inadatti per una società criminalizzatrice, eventi disallineati, fuori dai ranghi irregimentati dell'esercito televisivo addomesticato, alcuni giovani dalla fede incrollabile si occupano temporaneamente di ridare vita alla Zona. Certo che il potenziale umano racchiuso nei muri corrosi di queste fabbriche dimostra di mancare l'obiettivo di costruzione di una identita sociale opposta, a causa di una moltitudine di vibrazioni contrastanti, una percezione distorta da ausili chimici distanti su base molecolare e comportamentale.... sto divagando...
Freno la tangente, varco il ponte del serpente urbano che taglia Milano a EST, scivolando su croste di ghiaccio e un freddo pungente.. tutt'attorno silenzio... sulla destra il primo dei 4 grossi insediamenti di un'industria defunta... non fosse per l'ansia devastatrice dell'Uomo e l'ideale del massimo profitto, si potrebbero fa crescere foreste attorno a questi scheletri, per futuri esploratori alla ricerca di nostre tracce, scomparsi come dinosauri. I suoni della tangenziale e gli ampi spazi interni collaborano tra loro affinchè, passando a fianco, ti chiedi: "Questa fabbrica ..respira.." E' un polmone.. avanti.. siamo alla ricerca del cuore..
E lo si trova, nel terzo dei quattro Colossi... era di pochi mesi fa il Tequinox 2005, già ritorna a battere... venerdì 30... in realtà sussurra, quei pochi individui prendono possesso dei loro angoli. Crescerà.. lentamente.
Sabato, 31, pomeriggio, in una bianca area a fianco di un dormitorio alle porte di Milano, lungo una via che pare quella dei Pionieri alla ricerca di una terra di conquista, si levano fumi, si brucia quel che c'è, le ampie stanze si riempiono di quel fumo che ci riporteremo fino a casa, a nessuno è venuta l'idea che si potevano insaporire caciotte e salmoni co' tutta quella densa nebbia che andrà levandosi nei giorni.
I sound crescono, si attivano, saranno una decina, uno all'esterno.. credo avrà poca fortuna per il maltempo.. mi esce un foto che è emblematica!!!
Dietro ci sta pure un edificio, la sceneggiatura di un thriller all'italiana lo dovrebbe considerare, quelle chiare pareti sai come potrebbero dal risalto alle impronte di sangue, mi aggiro solo e in silenzio al 2° piano, tra i deliri e le grida immaginarie, quel calpestare i vetri rotti è un sale di alte frequenze che insaporisce la trama..
Abbandonato il luogo per il ripristino dei livelli di energia nel mio campo base poco distante... E' sera... 31/12/05.. il Ritorno..
Vorrei ripartire dal 4° reparto, un angolo che godrà di quella solitudine con raggi laser che percorrono le arcate e un ritmo sostenuto che riporta in vita cicli di produzione, con fermate in s8kassa tra l'incudine di quel vuoto e il martello dell'ardkore.
Non so perchè è stato dimenticato, con lui ho amato una Yorkville, bella, alta e nera, ricoperta da una lucida lamiera forata, un cono mi ha parlato, ho sentito la voce di una donna chiamarmi..ho chiuso gli occhi e l'ho vista scoomparire sotto i cingoli di un carro arnato. Sprizzava sangue verde dalle sue vene e gocciolava tutt'attorno, inghiottito da un buio che si trasforma in una base installata su Marte.
Come un vampiro che si sazia, di fronte alla vittima esausta e lascia con un ghigno malvagio il luogo del misfatto per cercarne di nuove... l'odore dei demoni a fianco. Richiusa la cerniera come una cicatrice che mi taglia in due mi immergo di nuovo nelle lame di ghiaccio che ti tagliano le orecchie... il rientro dal fondo, nel padiglione di archeologia industriale dell'ospedale psichiatrico, lezioni di antropologia suburbana, i confini indefinibili della normalità nei fumi dei falò. La prima parete nera è al lavoro..
Devo ammettere che, anche se non conosco la tribe, sotto a questi totem la sera dell'uno gennaio mi sono protetto meglio che alle pensiline del tram in una giornata di bufera, ci stava un giovane, pareva indiano, forse da bambino non l'han posto in una culla ma in un mixer Yamaha svuotato dai circuiti...
Un piccolo s8kassa di un'oretta perchè poi si spegne tutto.... altro film drammatico martoriato da tecniche di un cut-up psichico... una cartomante bulgara che sorride e fugge con un fante di cuori, è un richiamo al check in per un volo interplanetario, è la velocità di fuga per andare in orbita, come stare in trincea, è uno stukas in picchiata , è tekno della prima guerra mondiale, sottocassa ti vibra tutto, è uno stream of consciousness in realplayer, uno stretching visivo di180 gradi che permette di vedere il cervello simile ad un'autostrada di fibre ottiche e raggi laser.. tutto questo è tekno.. tutto questo è 'ardkore...
Altrove, sorgenti sonore, tutte in grado di annullare la pressione acustica circostante, in quel buio si avanza, con la paranoia di finire nei numerosi tombini, ogni macchia nera non si capisce se è una potenziale tomba o una pozza di acqua..
E la sera dell'uno un mezzo ci finisce dentro.. in quella malsana pozza di rifiuti maleodoranti intrisi di acqua..
Di fronte a me, annullandosi l'effetto della spinta a bassi hertz alle spalle, verso la successiva sorgente, la Zona, uniche presenze a me familiari, lentamente per non incorrere in quelle trappole in agguato al suolo, mi incammino in area HZD..
Dapprima Bisturi e poi FedeV, il mio vagare mi porterà lontano e poi di nuovo qui, l'area è zona di conoscenze, l'infatuazione della cassa avverà in loro assenza il giorno dopo, quando a pochi metri, quasi di fronte al bar trema il pavimento.. pensando alle sfide tra sound system della New York di inizio '80 se non vincono a volume ci arrivano in potenza... volevo i bassi che ti scavano dentro e ti friggono la superficie della testa.. ti alterano il colore...
Quel che si dovrebbe spiegare ad un neofita di tekno\'ardkore è che quel battito incessante smette di logorare quando lo interiorizzi, non da più noia perchè sarebbe come stancarsi di notte nel sentire il proprio cuore, diviene solo uno spostamento d'aria, il corpo ascolta, l'orecchio, sordo ormai a quelle battute, percepisce i suoni intarsiati nei solchi del vinile... e tu galleggi... qualcuno ancora non sa che non serve morire per rivedere il film di una vità.... è molto più facile.. frequentano i luoghi sbagliati... il segreto di tekno e 'ardkore è mascherato dietro la loro apparente inaccessibilità...
Altrove ci sono altre tribe... questa ha il merito di aver introdotto live sets, cosa sempre gradita, MC505 e MC909...un premio pure alla migliore sentinella... la memoria mi inganna.. ho visto in giro forse anche una Groove Roland col valvolone?
ZAPOTEK... a loro va certamente la lode di avere una fede incrollabile.. al mio 5° ritono al TEK milanese da venerdì, è il pomeriggio del 2 gennaio ed ancora stanno lì imperterriti per un'opera di defaticamento per gli ultimi rimasti...
Il TEK se ne è andato, nascono e muoiono con la medesima rapidità delle loro colonne sonore, hanno una lunga storia da raccontare ma la tengono per sè.... è l'Underground.... è una meteora che ritorna..... è come una carcassa in metallo assemblata e lasciata in abbandono
... si smonta tutto... in fabbrica torna lentamente il silenzio....
una goccia d'acqua rimbalza..... nell'udirla e guardandosi attorno pare un luogo di disgrazia, cronache dal dopobomba, una Beirut liberata....
Noi torniamo alla nostra vita quotidiana, è un tornare a terra, uno sguardo più basso dopo la sigla di chiusura.. flashback: anni '70.. una famigliola si appresta a cenare... i figli già a tavola.. la tv da le solite notizie.. "è prontoo!!!" - il padre sulla poltrona si intrattiene a leggere il giornale.... e fuma la pipa..