TRIBE UNITZ PARTY - Fiume Po, 10/06/06

Text by Gilly/Sephira - Pic by drex

La notte cala un'altra volta e ci si prepara per l'attesa nottata di festa, questa volta ospitati direttamente dal vento, dall'acqua, dagli alberi e anche dalle zanzare che come distrazione e disturbo per alcuni sono state fatali (fortunatamente non per la sottoscritta). Comincia una ricerca disperata di informazioni per trovare la destinazione fino a quando finalmente troviamo la linea libera dove riversare le speranze, è fatta anche questa volta.

L'adrenalina comincia a salire come sempre, una sorta di ansia positiva che non vede l'ora di sfogarsi sottocassa; corri in macchina, parti, ti allontani ancora una volta dalla città, dal quotidiano e dalle cancro-abitudini, sotto una Luna piena come non mai, sempre più bella e lucente.

Poco tempo per arrivare a destinazione, le indicazioni ci portano ad una strada sterrata che si inoltra nel bosco fino al fiume. La macchina è meglio lasciarla lontano perché l'orgia di auto che dovremmo affrontare sarebbe una gran perdita di tempo, quattro passi non hanno mai ammazzato nessuno, quattro passi che servono per cominciare ad assorbire l'atmosfera e cominciare a perdersi nella musica che si fa sempre più vicina fino al momento in cui il piede sembra stia appoggiando su un cavo in tensione.

Sound modesto gelosamente "presieduto" da una graziosa bambola cyber, con bassi potentissimi che a poco a poco sono in grado di conquistare tutto il tuo ventre e il resto del corpo; il gazebo della band che aveva già suonato quando siamo arrivati; un pezzo di manichino appeso incitante un orgiatek che poi non si è vista, la presenza di donne ai piatti che mi ha fatto un estremo piacere visto che, da quello che la poca esperienza mi dice, è raro.

Il tutto in un altrettanto modesto spiazzo d'erba che dà direttamente sul fiume e che regala la vista di un panorama che trasmette tranquillità e pace; emozioni che al giungere dell'alba e del giorno si amplificano insieme alla musica che sembra un crescendo, che non ti lascia mai, che migliora ad ogni pezzo e pare che le scarpe che indossi siano fatate e si muovano con volontà propria ogni volta che parte un pezzo nuovo.

I bisogni naturali sono un ottimo incentivo per addentrarsi nel bosco che circonda l'arena del sorriso e della festa; camminare piano, respirare l'aria che si insinua fra i tronchi, abbracciare un albero e starsene là per una manciata di secondi a contemplare la situazione, gli occhi si alzano al cielo e si chiudono nel momento in cui il vento dolcemente colpisce il corpo arrivano al cuore, la sensazione interiore è un brodo primordiale silenzioso di cosmo e di pace.

La stanchezza riesce però a sconfiggere anche la magia delle scarpe e lentamente con soddisfazione e sorriso sul viso ci avviamo verso la strada del ritorno ripercorrendo i sentieri nel senso opposto; è stato più pesante percorrerli al ritorno che all'andata perché è come l'atmosfera di gioia ti trattenesse e i passi sono più lenti e faticosi.

 

Non si vorrebbe mai andare via, soprattutto quando c'è questa meravigliosa fusione fra la musica e la natura.

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