OTOLAB "op7"@ MIXEDMEDIA - Hangar Bicocca - Milano, 26/05/06

E' un report di tensioni discordanti, da quelle a fior di pelle a quelle più profonde, quando la musica è vissuta con intensità non si rimane indifferenti a ciò che accade, due persone tra le tante, due pensieri... gli stessi momenti...

E' degna di lode l'intenzione dei curatori di questa manifestazione di portare la cultura musicale elettronica all'interno di una città che giace moribonda nel pantano di momenti musicali, i quali, al di fuori dell'underground, hanno ormai poco per definirsi eventi, come se emulassero qualcosa che nelle capitali europee, e non solo le capitali, sono catalizzatori di attenzione per le culture giovanili e le proposte artistiche più innovative. Noi ci difendiamo, per esempio, a Bologna con il NETMAGE, a Roma con Dissonanze, a Venezia Risonanze e così via, a Milano le Finanze, sempre abbondanti ma spesso spese male e per dar voce alle grida del mercato discografico che come uno sciroppo si riversa periodicamente in Piazza Duomo. Le elezioni dimostrano che il 50% dei Milanesi vogliono continuare a bersi questa pozione che addormenta, il resto? Ci siamo noi ma perlopiù si tace, forse in attesa aspettando sotto un lampione, aspirando ad una rivoluzione culturale e stanchi di vecchie formule pop\rock, innovative quanto un recupero delle vecchie feste dell'Amicizia, con lo scudo crociato. E non si dia colpa alle chitarre. Ovunque la si rigiri questa città nei suoi Interni ed Esterni vaghi attorno e senti che ti sale.. la Nausea..... quella nobile... la puzza dei Navigli... quell'altra..

Il programma messo in campo da Mixedmedia è stato molto interessante, proponendo non solo suoni e visioni ma anche cultura, incontri. Non personaggi di facile richiamo, in altre occasioni milanesi riempitivi di un contenitore sottodimensionato per lasciar fuori i tanti che vorrebbero entrare, artisti invece che in ambito elettronico si sono distinti per la produzione e non per classifiche di vendita. Un lavoro impegnativo quello di Otolab, costruito su misura per Mixedmedia, un Opera 7 intensa sul piano emotivo, in linea con il contenuto più sperimentale di altri presenti, chiudendo con la dance dei live DVJ set, purtroppo perdendo un interessante "Laser sound project" della prima serata.

Eppure qualcosa non ha funzionato. Ad un piano più alto, niente da attribuire ai curatori, a mio parere, innanzitutto una politica di prezzo che pare decisa dagli uffici dell'ATM mentre pianifica il rientro economico per il 2006, 12€ per le lectures e 15€ per la parte musicale sono stati l'occasione per tagliar fuori i principali fruitori di "cultura musicale elettronica", i più giovani. Aggiungerei una pessima impressione personale, ovvero rimanere all'interno di un luogo, di uno spazio definito culturale, con una presenza di Security degno di una caserma dei Carabinieri. Mettendo a confronto l'affluenza dell'ultimo Netmage in quella splendida sala bolognese avremmo dovuto avere un intero reparto della Celere.

Con tutta questa sequela di danarosi sponsor mi chiedo se ha un senso "vendere " quella che si definisce cultura ad un prezzo così elevato in una fase di lancio di una nuova proposta che ha potenziale da regalare al futuro di questa Milano, città della moda per gli investitori e cimitero della cultura per chi ha a cuore la qualità della vita che non si fonda solo sul reddito.

Quindi un bel "buono" per chi ha arricchito il programma di contenuti interessanti, uno "scarso" ai piani alti dei palazzi che hanno reso questo splendido complesso in ferro e torri di cemento l'ennesima occasione, poi fallita, per marchiare con l'euro l'arte, la musica, la cultura.. Ritentate, sarete più fortunati!. Forse..

Ed ora qualcosa di più poetico. Otolab visti da Gilly\Sephira. quanto alle foto i colori non corrispondono ma la diversità dell'occhio digitale è qui a dimostrare quanto siano sempre relativi i nostri punti di vista.

Veniamo inghiottiti dal gigante di ferro per assistere ad una performance dal sapore affascinante e claustrofobico, circondati da suoni e visioni al centro di una stanza metafisica, quasi fosse saltata fuori da un sogno malsano; un piano virtuale dove integrali, radicali, derivate sono tutte tradotte in una sola formula: musica.

Possiamo ammirare quattro sculture rappresentatate delle torri di cemento, espressione di un degrado affascinante, ma anche di tanta fragilità, sotto alcuni riflessi di luce sembrano fatte persino di semplice sabbia solidificata sotto al caldo torrido del capannone di metallo.

Gli organizzatori si preoccupano di tenere un volume adeguato per non stimolare troppo la sensibilità di queste opere (unico difetto direi, il volume in effetti era troppo basso e dei bassi più potenti avrebbero di sicuro migliorato la performance caricandola di potenza).

Live set montato su un pavimento grezzo e polveroso, alle pareti cinque pannelli dove verranno proiettati visual in rigoroso bianco e nero, stilizzati, ipnotici, minimali, psichedelici (in un momento ricordano la fine del film "Irreversibile").

Immagini che ti circondano e sembra di essere come in un cinema dinamico, la musica e le vibrazioni ti invadono e il corpo oscilla perdendosi vertiginosamente nelle spirali che girano sempre più vorticose, mentre viene bombardato da luci intermittenti.

L'acustica è piuttosto buona e la performance si articola in un crescendo impegnativo e pieno di potenza, tradotta in metafora sembra di vedere un'aquila spiccare il volo all'alba, la vedi sulle rocce di una montagna, immobile, aspetta che il sole la invada completamente per poi aprire le ali e nuotare nel cielo in tutta la sua eleganza e bellezza.

La musica è coordinata perfettamente alle immagini e a questo proposito viene da chiedersi se è la musica che rincorre le visioni o viceversa, oppure si danno il cambio in un inseguimento continuo, basta che una tocchi l'altra e si invertono i ruoli.

 

C'è ancora la presenza di pensieri che dibattono sul binomio staticità- dinamismo e non riescono ad individuare quale sia la vera realtà, se di staticità dinamica o dinamicità statica; i due punti di vista si alternano, si compensano, si annullano, si equivalgono, come in quelle illusioni ottiche in cui sono contenute due immagini (sarà un calice o due profili di visi umani?).

Il pensiero riesce infine a dissolversi, lasciando spazio al silenzio e all'emozione e ci si perde nelle immagini che sembrano profonde all'infinito, si cade nelle spirali dalle quali si viene travolti e si nuota nel brodo primordiale scatenato dall'ambient colossale, metafisico, cupo, che allo stesso tempo mostra accenni di luce, come un neon martoriato all'interno di una vecchia fabbrica.

Ambient che riempie, non c'è punto del tuo essere che non ne contenga e che non ne voglia sempre di più, le emozioni vibrano e scricchiolano insieme alla musica tinta di magia tecnologica.

......estratti dalla chiusura...


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