Plaid#2: elettronico immaginario@ Gallarate 23/09/2006

Desiderio o necessità di uscire dai territori prettamente musicali, la redazione di Drexkode si orienta verso iniziative ad ampio spettro. Dopo il festival della Filosofia a Carpi è il turno della Galleria di Arte Contemporanea a Gallarate. Il 23 settembre regala una giornata ad entrata libera dove si pone in un unico contenitore la presentazione del Museo Elettronico, . A completamento un corollario di installazioni tra bottiglie riciclate e un perimetro di cubo elastico che si restringe, anche se il dubbio che qualcosa non funzionasse viene da quel filo un po' troppo allentato che non rende proprio di molto un cambio di dimensione spaziale; al piano superiore anche la piccola esposizione di arte contemporanea. Il tutto annaffiato da un rinfresco a base di vino bianco, acqua minerale, uva e scaglie di Grana.

Tra le varie installazioni si veniva attratti inevitabilmente da una stanza più luminosa delle altre, occupata da una scultura di Enrica Borghi: "Architettura di luce, 2004 un cilindro alto circa tre metri non completamente chiuso composto interamente da fondi di bottiglie di plastica di diversi colori, annodati tra loro con dei fili bianchi simili a pezzi di sacchetti [polietilene]. I fondi erano disposti in modo tale da creare fantasie che ricordavano dei mandala colorati, un lavoro di patchwork, una tenda ornamentale per una festa, i vestiti colorati delle donne indiane...

Le sensazioni che si provano appena ci si trova davanti all'opera sono essenzialmente due; da una parte si perde la pazienza solo ad immaginare il lavoro meticoloso che è stato svolto per costruire quest'opera, dall'altra invece ci si rende conto che l'arte è davvero una cosa personale, che non è necessario seguire dei canoni precisi, delle tecniche, perché si possono esprimere dei concetti e degli ideali tramite qualsiasi cosa; in questo caso dei semplici fondi di bottiglia hanno creato delle fantasie davvero suggestive.

Questo ultimo pensiero può valere per tutte le altre opere presenti al piano superiore, tutte create con materiali moderni e tutte ricoperte dal velo dello sperimentalismo.

Fra le tante si possono citare tre sagome in plexiglas senza volto dell'artista contemporaneo Marco Lodola, che si basavano su uno degli svariati temi utilizzati nelle sue opere, ovvero la danza. Oltre a tele e sculture il Plaid#2 propone anche momenti dedicati alla musica e alla videoarte.

In una sala vanno in onda estratti dall'archivio di Luciano Giaccari, colui che dal 1968 raccoglie testimoninze video delle rappresentazioni artistiche, performance, installazioni tra danza, teatro, poesia, musica, ogni occasione che ha permesso a Giaccari di incrementare il proprio archivio storico. Precursore della Videoart, suo è l'atto di nascita della "videodocumentazione in tempo reale" di eventi artistici, suo l'archivio che porta il suo nome, un archivio d'autore, la Videoteca Giaccari, essendo costituito da materiale da lui girato e non acquisito come accade per altre collezioni. Un uso del video spesso utilizzato a fini artistici, qui la sua funzione è quella della ripresa, del documento, fondendo diversi linguaggi artistici incontrati nel suo lungo percorso.

E così lungo questi estratti compaiono i volti di John Cage, Philipp Glass, Reich, Xenakis, Living Theatre. Il tutto in una sala spoglia, minimalista, con comode poltrone colorate.

Un'altra sla ha proposto a ciclo continuo, in loop, video clip dagli anni '80 ad oggi, tratti dai lavori di diversi artisti come Sednaoui, Cunningham, Gondry, Coorbijn.

Alle 22:30 e alle 24:00 si sono susseguiti due brevi dj set dell'artista tedesca AGF, aka Antye Greie Fuchs , artista molto eclettica che fonde insieme sonorità minimal e IDM e le condisce con una voce molto debole, un po' roca, dal timbro dolce e quasi inquietante come fosse una bambolina parlante uscita da una favola horror. Musica del tutto spontanea, prevalentemente aritmica e quasi improvvisata che può ricordare pezzi di stampo futuristico; musica che invita allo studio, all'ascolto intelligente e non da cocktail bar. Il tutto in uno spazio piccolo inondato da luci UV che facevano risaltare i graffiti bianchi disegnati sulle pareti: soggetti diversi, frasi, animali, forme geometriche, opera di Ruggero Maggi , "Underewood", 2006, basate sul concetto del confine oltre il quale si rivelano diverse proprietà.

AGF, concubina di Vladislav Delay o LUOMO, giovane finlandese già oggetto della nostra vivisezione. AGF, nota negli ambienti elettronici prima per fornire la voce in LAUB. A coloro chi li avevano ascoltati il timbro pare subito riconoscibile, diciamo che nel ruolo solitario più che cantare sussurra in mezzo ai sussulti e ai blips del suo notebook. Performance pressochè statica, di tanto in tanto scuote la testa sguendo rtimi che quasi non esistono sennò che decostruzione sonora sarebbe, saltellando qui e là tra la Mac melina ed il mixer. Due sessioni con un pubblico che regge il tono a tratti soporifero. Antye Greie Fuchs , dolce e semplice rappresentante dell'elettornica intelligente.

Links:

AGF su Poemproducer, con qualcosa in download

 

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