Chiamarlo testo sacro è un'eresia stessa in culture per loro natura iconoclasta. TAZ è un testo che nella controcultura si inserisce in forma di frammento mitologico, nel senso che è diventato un emblema, un marchio, griffa underground, un tatuaggio che non sbiadisce sulla pelle di fine e nuovo secolo.
Ormai da anni presente nel mercato dell'editoria underground vale la pena ripescarlo e cogliere l'occasione per riaffermare un concetto alquanto influente, basilare per il fatto che TAZ è diventato un termine comune tra coloro che strizzano l'occhio, anche da lontano, alle culture radicali, senza la necessità di averne approfondito il concetto con l'opera originale di Bey.
Su Drexkode.net le recensioni non sono mai effettivamente tali; non hanno lo scopo principale di spingere all'acquisto, comunque consigliato; ogni materiale presentato è una occasione per riprendere concetti, luoghi, persone che ricostruiscono l'immagine complessa del nostro vivere contemporaneo.
TAZ è denso di riferimenti culturali trasversali ai secoli e alle nazioni; si potrebbe partire dalla pirateria come punto di propagazione di un pensiero sulle enclave liberate, all'interno di un percorso lungo che proietta l'immaginario nel futuro prefigurato dalla letteratura cyberpunk. Le isole nella rete, feticcio libertario. La zona temporaneamente autonoma più ampia di cui si possa aver avuto esperienza è il web, sempre meno temporaneo con l'avanzare delle burocrazie statali tecnologizzate che si sono accorte ben presto delle potenzialità di controllo che offrono i sistemi telematici.
Il successo di Bey è dovuto alla stimolazione dell'immaginario controculturale con tutti quegli elementi che si incastrano alla perfezione: la società della Simulazione e dello Spettacolo, il Misticismo, l'Autonomia, le Enclave, il Cyberpunk, l'insurrezione, l'Anarchia e il Nomadismo Psichico; l'immagine del frequentatore della TAZ come un guerrigliero hi-tech.. e ritornano i Pirati.
La TAZ è probabilmente la tattica più efficace di mascheramento nei confronti delle autorità del controllo nella società dello Spettacolo, la si potrebbe associare alle identità multiple di cui si dirà in una prossima recensione. Possiede al tempo stesso l'Invisibilità e l'azione della guerriglia culturale che non consente al mostro pesante e burocratico di potersi riorganizzare durante la sua manifestazione. “La TAZ è un accampamento di guerriglieri ontologici: colpire e fuggire, mantenere l'interà tribù in movimento, anche se si tratta solo di dati nella Rete…….. l'attacco è portato a strutture di controllo, essenzialmente a idee…………….. La “Macchina di Guerra Nomade” conquista senza essere notata e si muove prima che la mappa possa essere aggiornata”.
La TAZ vive e muore in un mulinello che si crea nella corrente dell'attualità. E' scettico sulla possibilità di un controllo da parte dell'”Occhio delle Guardie dell'Impero”: “Per quello che ne capisco, la teoria del caos predice che ogni sistema di Controllo universale è impossibile”.
Bey disegna la figura di una Contro-Rete che chiama Tela, paragonabile a ragnatele che si creano negli interstizi, una rete nelle crepe di una trama più complessa, una struttura non gerarchica, quindi priva di un centro.
Bey immagina una mappa di informazioni per cui valgono le leggi del caos, quelle che compaiono nel mondo delle comunicazioni, transizioni di denaro elettronico, virus, guerriglia hacking. E un processo caotico dovrebbe trovarsi all'origine dell'emergere di una Contro-rete, la quale prospera con il caos mentre la Rete soccombe.
Sostiene inoltre un terrorismo poetico, non violento nella pratica seppure lo possa essere nel linguaggio; un radicalismo estremo intriso di provocazione che individua precisi bersagli; colpisce la cultura moderna come uno sciame di proiettili senza risparmio, demolendo facilmente alla base l'etica di coloro che vorrebbero essere un'avanguardia. Non si compromette con forme moderate del pensiero: “L'Associazione per l'Anarchismo Ontologico (A.A.O) denuncia la Teologia della Liberazione come una cospirazione di suore staliniste, l'infame accordo segreto della Puttana di Babilonia con il fascismo rosso dei Tropici”.
E' un attacco al potere costituito; c'è la strategia per raggiungere una TAZ che non è solo in territori fisici; il liberarsi momentaneamente dal condizionamento è di fatto la costituzione di una Zona Interiore Autonoma fino all'atto del suo mantenimento. “… andar per giri senza meta sul vecchio camioncino, pescare e raccogliere, starsene sdraiati all'ombra a leggere fumetti e mangiare uva – questa è la nostra economia. La grandezza delle cose quando sono svincolate dalla Legge, ogni molecola un'orchidea, ogni atomo una perla per la coscienza attenta – questo è il nostro culto.”
Il concetto di TAZ può intendersi anche nella riappropriazione di spazi per sé, in ogni momento, in ogni luogo; fosse anche per un attimo è possibile prendere possesso di una TAZ.
“Prima bisogna assassinare l'IDEA – far saltare il monumento dentro di noi e allora forse… l'equilibrio di forze cambierà. Quando l'ultimo sbirro nelle nostre teste sarà abbattuto a pistolettate dall'ultimo desiderio irrealizzato – forse anche il paesaggio intorno a noi inizierà a cambiare…”.
Nel Caos e nel Vuoto risiede la Vita; l'A.A.O. rigetta la cultura di morte che pervade anche l'arte: “.. non ci vuole nessun coraggio ad essere un Artista Sadico, visto che la morte oscena giace al centro del nostro Paradigma del Consenso. “Sinistroidi” a cui piace giocare a Polizia-e-Vittima, gente che si fa le pippe su foto di atrocità; gente a cui piace pensare e intellettualizzare sulla splatter-art e pretenziosa disperazione e sulla miseria di altre persone – tali “artisti” non sono altro che polizia senza potere (una definizione perfetta anche per molti “rivoluzionari”)”.
L'arte radicale è contro l'Arte, muove verso una cancellazione delle astrazioni, non della gente, per una liberazione dalle “crudeltà” del nostro tempo. “… se l'arte è morta, o il pubblico è svanito, allora ci troviamo liberi di due pesi morti.”… ammesso che riuscissimo a liberarci dei musei che ci portiamo dentro, ammesso che smettessimo di venderci biglietti per le gallerie nei nostri crani, potremmo iniziare a …… cambiare la struttura della realtà attraverso la manipolazione di simboli viventi…. – assassinio, guerra, carestia, avidità”.
In effetti il tono enfatico e i proclami da “manifesto” rendono H.B. un profeta guru leader radicale col pericolo di ritrovarci tra i piedi l'ennesimo esercito di non pensanti e pendenti dalle labbra letterarie di un concetto, le TAZ, che hanno posto ampie radici all'interno della Controcultura. “..Sono allo stesso tempo uomo delle caverne e viaggiatore mutante stellare, imbroglione e libero principe.”. Però come non essere pronti a militare nel suo “esercito” del Paleoliticismo Psichico quando afferma: “anche se accettiamo il potenziale liberatorio di tali nuove tecnologie quali TV, computer, robotica, esplorazione spaziale ecc. vediamo ancora un gap tra potenialità e attualizzazione” – “Non c'è Umanità senza Techne – ma non c'è techne che valga più della mia Umanità”.
Si potrebbe affermare che persino in Bey si ritrovano elementi del mito americano, il ritorno ad una purezza perduta, anche se spurio da elementi di nostalgia di un passato di cui si dimenticano anche le bruttezze.
E' un Utopia ben definita da Bey; non l'Utopia distante e irrealizzabile “PostNessunPosto”, piuttosto come “..intensificazione della vita quotidiana, o come avrebbero potuto dire i Surrealisti, la penetrazione della Vita da parte del Meraviglioso”.
Ed il senso del meraviglioso e del caotico si deposita lentamente in noi... terminiamo... chiudiamo il libro provando un po' di confusione per quella violazione del nostro ordine interno. Le idee violentate dal suo lessico d'assalto mutano la loro essenza. Fosse anche solo temporaneamente la lettura ci ha liberati e ci rendiamo spore pronte ad infettare il Cosmo.