"RITMI URBANI - pop music e cultura di massa" di Iain Chambers - Arcana ed. 2003 - 258 pg, 12€

L'inglese Iain Chambers insegna Studi Culturali Post Coloniali nel corso di Laurea in Lingue, Culture e Istituzioni dei Paesi Mediterranei presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli. "Ritmi Urbani", uscito per Arcana nel 2003, risale però al 1985 e affronta il panorama della Popular music in quegli anni significativi che la vedono emergere a fenomeno di massa, dagli anni '50 ai primi anni '80; questo è un saggio che permette di approfondire quanto accadde nell'ambito di quelle diverse sottoculture giovanili. Affrontare studi di Popular Music comporta il riferimento ai continui cambiamenti politici, sociali e culturali in atto nella società, in questo caso quella occidentale.

Il testo è un'occasione interessante, oltre che piacevole per ogni appassionato di musica pop, per approfondire la conoscenza delle trasformazioni di generi, stili e mode che si sono succeduti nei diversi periodi considerati. Non è trascurata l'evoluzione tecnologica che determina spesso cambiamenti, nascita di nuovi generi e l'eclissarsi di altri forme consolidate. Ne sono esempio l'avvento di dischi e radio negli anni 20-30, con l'emergere dei solisti come F. Sinatra a svantaggio delle orchestre (Tin Pan Alley), oppure alla fine degli anni '40 l'arrivo del registratore a nastro che introduce tecniche di montaggio musicale.

Il testo prosegue con una suddivisione per periodi storici, di seguito esposti, includendo ciò che credo siano gli aspetti più significativi.

L'intervallo temporale di partenza è il 1956-1963.
Si mette in evidenza il ruolo dei teenagers come attori principali in queste trasformazioni sociali, considerati in una logica di consumo, garanzia di un nuovo mercato fatto di stili e mode. Erano i Teddy Boys, detti Teds, i giovani della classe operaia inglese contro i quali si indirizzavano le "colpe" di un degrado sociale in atto. Quell'elemento indissolubile per la cultura pop degli anni a venire, musica e abbigliamento, troverà in questo periodo una sua fase determinante.
Chiaramente non si ignora neppure l'entrata in scena di Elvis, in classifica nel '57-'58 con Bill Haley, Chuck Berry, con il genere "High school". L'atteggiamento ribelle e sessuale del r'n'r si trasformò in uno stile adatto al sentimentalismo adolescenziale, anche con l'arrivo dei gorgheggiatori Paul Anka, Ricky Nelson e gruppi femminili, le Ronettes, le Crystals..
Altra citazione del periodo, volta ad una maggiore accettazione sociale rispetto al r'n'r, è lo "skiffle", una miscela di trad jazz e pop, dalla quale emergono Shadows e Beatles; i giovani Rolling Stones e Yardbirds porranno fine allo skiffle con il loro suono di matrice r'n'b.

Il testo passa poi ad analizzare il periodo 1963 - 1966.
I Beatles e il Mersey sound, superamento del vecchio r'n'r, la diffusione del beat, nuovo pop commerciale. John Peel, conducendo il programma radiofonico "Perfumed garden" contribuì alla nascita del pop underground di qualche anno dopo.
La musica di Beatles non fu di rottura, una provocazione estetica ma non culturale, una musica propriamente occidentale, fatta di melodia accattivante, immediatamente riconoscibile. Nel r'n'b' dei Rolling Stones, prevaleva invece il timbro, il ritmo, l'intensità. Nel '63 il programma "Rock steady go" catalizzò l'attenzione dei Mods, uno stile fortemente codificato il loro in termini di abbigliamento, però causa della loro cristallizzazione. Nasceva anche in seno al proletariato urbano inglese lo stile "skinheads", anch'esso estremamente codificato con stivali e bretelle, capelli quasi rasati.
Altro tratto caratteristico del periodo l'allargamento della base del consumo, se nel decennio precedente i teenagers furono i protagonisti, negli anni succcessivi si troverà più spesso la presenza del pubblico femminile, comunque ai margini in un mondo musicale che ebbe una forte componente maschile, per contenuti e atteggiamenti.

Nel quarto capitolo il periodo va dal 1966 al 1971, rappresenta una delle stagioni più creative, non solo in senso musicale, dall'underground inglese alla musica della West Coast, dalla psichedelia all'inserimento di istanze politiche e sociali, poi grafica, moda, giornalismo, etc; il ballo non fu oggetto del medesimo interesse dei periodi precedenti, la liberazione di sé passò dal corpo alla testa, fino a che non si misero in crisi le basi della musica "progressive rock", nella seconda metà del decennio successivo.

Personalmente credo che sia stata una controcultura che aveva il lato debole nel fare del viaggio interiore la propria bandiera, l'uso di droghe che porteranno spesso all'annullamento del potenziale rivoluzionario, una cultura scomoda per il potere oggetto della contestazione ma anche facile bersaglio di una società che li addita fin da subito, come accadde altre volte in passato, a capri espiatori del degrado sociale.

La costa orientale degli USA vide prevalere invece l'alienazione della società dei consumi, a New York l'eroina ebbe più successo dell'LSD, alla cultura del viaggio si sostituì il desiderio di fuga. L'atteggiamento ribelle e provocatorio, già a Detroit con Iggy and the Stooges, trovava i propri riferimenti in Velvet Underground e poi New York Dolls.
Anche in questo periodo le conquiste tecnologiche mostravano una forte influenza sulla musica; l'avvento del registratore a piste multiple ed anche il disco in formato LP, supporto adatto per i concept albums del rock progressivo degli anni seguenti.

Il capitolo successivo parte dal 1971 e continua fino al 1976, quando dallo scontro di due culture incompatibili, punk e progressive rock, si gettarono le basi per la popular music degli anni successivi.
Protagonista fu D. Bowie rielaborando generi e contaminazioni, un contributo per l'uscita dallo stereotipo maschile che aveva caratterizzato finora il mondo del pop. Il glam fu un esempio di questa ambiguità sessuale. Non fu solo un'immagine eccessiva, espressione di una spettacolarizzazione del pop e manifestazione di un disimpegno sociale, fu anche la via d'uscita da una visione totalizzante della musica rock dalla diffusione del rock progressivo, dove il contenuto e le doti tecniche dei musicisti finirono per prendere il sopravvento nella cultura pop, emarginando chiunque non fosse all'altezza.
Abbandonando ogni velleità sessuale e rifacendosi ad uno spirito più istintivo e animalesco, fatto di birra e aggressività, l'Heavy Metal uscì da un dominio hard rock, di Led Zeppelin e Deep Purple, per diventare uno dei generi più longevi ed in grado di evolversi continuamente fino ai giorni nostri.

Tra la metà dei '60 e '70 la musica soul trovò sempre più successo nelle sale da ballo. Di origine afroamericana, fu punto di contatto tra la tradizione Gospel e Blues. Tale genere si contrappose all'elite del rock progressivo, la classe operaia bianca ne scoprì il carattere innovativo, soprattutto attraverso il ruolo liberatorio del corpo attraverso il ballo. Tra le case discografiche principali Tamla Motown, Stax, Atlantic.

Anche il reggae ritrovava un proprio veicolo di diffusione, prima attraverso i bovver boys, teppisti violenti, preso in prestito dagli skinheads che si troveranno poi orfani di tale genere a causa della vicinanza del reggae alla tradizione nera ed al fondamentalismo del Rastafari, votato alla liberazione del popolo nero.
Già prima, lo ska fu l'avvicinamento della cultura indigena giamaicana e quella afroamericana, poi divenne rocksteady, più rallentato, quindi reggae, poggiato sulla linea di basso che lo caratterizza, da cui deriverà anche il dub, dall'applicazione di tecniche di studio ed effetti sonori.

Poi a Londra, nel 1976, il punk era il nuovo interprete del disagio giovanile, una risposta provocatoria e ribelle nei confronti dell'intellettualismo del progressive rock, il sentimentalismo romantico del pop, avvicinandosi al reggae per la medesima condizione da emarginati. Il punk riprense gli stili precedenti, sia musicali che delle mode e li rielaborò in un collage, travolgendone il senso o rielaborandone lo stile. La svastica, lo stile dei mods, il r'n'r, logiche dadaiste e cultura situazionista, tutto venne utilizzato, senza adesione ideologica, per presentarsi in pubblico in modo provocatorio.
Attorno alla metà degli anni '70 la Disco entrava in scena con la sua carica, la forza liberatoria del ballo. Trovava terreno fertile all'interno della comunità nera e gay, dischi soul sovrapposti furono le basi per l'emergere di una cultura giovanile che, con il rap, farà del microfono e giradischi il proprio veicolo di comunicazione.
Alla fine degli anni '70 si osservava la presenza di una numerosa serie di generi musicali. Le contaminazioni non mancavano, dal reggae bianco dei Police, allo ska dei londinesi Madness, il funk bianco dei Talking Heads, l'avanguardia del "kraut rock" tedesco.
Il diffondersi dei sintetizzatori forniva materia prima per bands emergenti, Human League, Depeche Mode, Gary Numan.

E' interessante osservare, come nota a margine, che il saggio di Chambers può essere letto come una puntata che precede l'attuale e fresco di stampa (ora solo in lingua inglese) "Rip it up anda start again - post punk 1978-1984" di Simon Reynolds, di prossima recensione (si dovrà attendere, sono quasi 600 pagine).

Il testo di Chambers permette quindi un'immersione abbastanza completa nelle tappe più significative della popular music, dall'avvento del r'n'r' ai primi anni '80, senza emarginare alcune delle culture giovanili che hanno contribuito a questa evoluzione degli stili musicali. Nelle diverse epoche emergono culture giovanili sempre alla ricerca di un veicolo espressivo dei propri valori, attraverso la musica.

Quel che si coglie tra le righe è la continua influenza che i generi musicali determinano su quelli successivi, la necessaria contaminazione culturale per la loro evoluzione, l'importanza della cultura nera come base di nuovi generi musicali ma la necessità del suo inserimento in quella occidentale per una più ampia diffusione e accettazione in ambito pop.

La diversificazione dei generi sarà tale che essi stessi finiranno per costituire terreno fertile per ulteriori modalità di innovazione musicale, tendenza che vedrà un incremento negli anni successivi e caratteristica del panorama musicale attuale.

Per ogni periodo è compresa una discografia che riprende le citazioni del testo.

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