"Prima pagare poi ricodare" di Filippo Scòzzari - Coniglio ed. (2005), 210pg. 14,00€
Non ho mai saputo l'età di Scòzzari, direi che non me ne è mai importato nulla dell'anagrafe, però sapere che Robert Crumb è del '43, Shelton del '40, e scoprire che lui è del '46, come Sparagna, mi fa pensare che questi "Grandi" scompariranno tutti in blocco, tra 50 anni forse.. speriamo.
Comunque sia DK.net ha già celebrato la memoria dei primi due, ora il turno di Scòz con questa autobiografia richiesta dall'editoria mal pagante, prima destinata al fumettaro Pazienza, sebbene non autorizzata; da qui nasce il titolo, da qui l'incazzatura nel non vedere il becco di un quattrino. E di altre incazzature tratta raccontate con piglio vivace, anche volgare, con qualche porco*io qui e là, ma è un intercalare buono per il sistema nervoso, direi che oggi è salutare quanto un tempo.
Io non nascondo che Scozzari mi piace; dopo aver letto, da poco, di Lester Bangs, poco politicamente corretto con le rockstar, eccone un altro che non risparmia la buona dose di umorismo, anche vendicativo, chiamando a raccolta i servigi dell'"obbediente Satana".
C'erano una volta il Parco Lambro e Re Nudo, Scòz stava anche lì, con lingua a penzoloni. Volenti o nolenti gli anni '70 tempravano l'immaginario, chi rincoglionendosi con polveri sciolte nel sangue, chi incazzato, chi buttandosi a capofitto nella produzione artistica o chi era tutte o in parte queste cose. Scrivevo altrove che a Bangs piaceva la figa, lo scriveva lui stesso, c'era bisogno di farlo? Piaceva anche a Filippo, ma fin qui nulla di patologico. Anzi, dal sommo poeta si legge: ".. Il lampo ustionante di un pube depilato, bianchissimo, il mio preferito, con campanellini infilzati in scaloppe color roastbeef, enormi, luccicanti e dondolone, le mie preferite, rischiarò per anni i miei sogni, e mi rese maiale per sempre, anzi, per l'eternità.".
Faceva anche incazzare i compagni, seminava zizzania anche in Radio Alice, fomentava l'integralismo femminista, scambiato per arruolatore delle BR, disegnando tavole in quel covo di sbandati dove maturava il nucleo del "Centro D'urlo Metropolitano". Un codardo? Nella Bologna rivoluzionaria delle molotov Scòz sembrava interrogarsi sull'utilità, il senso, dello scontro violento.
Era un po' perseguitato dalla sfiga, sembra un continuo galleggiare in questo ambiente caotico della contestazione, tracciandone un quadro che fa ben riflettere sul declino dei "giovani ribelli" che si trasformarono presto nella "gioventù bruciata", complice e sorella l'eroina; le siringhe erano più frequenti delle lame in un film "cappa e spada".
Senza false modestie si dichiara tra i padri ri-fondatori del fumetto italiano. E chi lo discute, è un bene che ne sia consapevole. Per chi come il sottoscritto si è imbevuto anche di pagine di Comic Art è un susseguirsi di nomi che hanno reso gloria al fumetto italiano. Meglio ancora quando si ripercorrono gli episodi di nascita, vita e morte de' "Il Cannibale", "Il Male" e "Frigidaire".
A rimettere mano a quel Frigidaire numero zero si riscopre un'altra Italia, di coraggio e idee, oggi non funzionerebbe la carta, il coraggio nemmeno, forse. Nel riscoprire le pagine de' "Il Male" ci si chiede dove sia finita quella carica, esaurita, spenta; eppure di carburante per una satira pungente il quotidiano ne offre a flusso continuo. Preso come esempio l'attuale allegato a "L'Unità" sembra una raccolta di barzellette dell'oratorio.
Ci parla anche di "uno zero di nome red ronnie.. ", della ".. commissione delle merde..", con tanto di nomi e cognomi, microbiografia di ciascuno, chiamata ad elargire i contributi all'editoria. Linguaggio ricco ed estroverso, dal ritrovarsi nell'"inculatoio a pistoni" o in mezzo alla "gang dei dementi". Ne infila una dietro l'altra, è stato un precursore dei tempi moderni definendo allora con epiteti creativi personaggi che oggi brillano della loro fermentazione.
Dite la vostra dopo averlo letto su: SCOZZARISAYS dove si trova pure una bella polpetta del racconto in questione.