MONDO TECHNO - di Andrea Benedetti - Stampa Alternativa \ Nuovi Equilibri - 158 pagg. - 15€ con CD
Mondo Techno è un anello mancante, forse nel resto del mondo non se ne accorgeranno ma in una biblioteca musicale italiana riempie un vuoto.
Il passato di Andrea Benedetti lo si desume dalla lettura, il taglio da musicista e dj lo si sente in ogni pagina, per la minuzia dei dettagli discografici, artisti, etichette ed uscite. E' una lettura che coinvolge, lo acquisti al mattino e la sera lo hai terminato.
Benedetti non lascia il lettore digiuno di storia, prima di partire con la presentazione di ciò che rende rara questa pubblicazione, ovvero la realtà Techno italiana, provvede a fornire ogni elemento per la comprensione delle origini Techno\Electro Detroitiane di queste sonorità.
Il primo capitolo si può ritrovare e approfondire in Generation Ecstasy di S. Reynolds, che con l'altro tomo "Last night a dj saved my life" ricostruiscono in gran parte la grande saga dance\elettronica degli ultimi 20 anni e pure oltre.
Interessante il mosaico elaborato con i tasselli della dance\afro italiana degli anni '80, dove si sottolinea l'influenza che l'Italodisco stessa ha avuto per gli ambienti originari dell'House\Techno americana.
Da noi la crisi di rigetto avuta nei confronti della dance nostrana, così apprezzata a suo tempo a Chicago e Detroit, è giustificata dal fatto che è stata ampiamente contaminata da un business discotecaro, rifiutato dall'appassionato di musica che ricerca e non subisce le uscite discografiche. Quindi se da un lato quella è una parte della nostra storia da recuperare è necessario evidenziare anche il pericolo di riportare in auge un po' della nostra produzione trash, nobilitata da questo abbraccio detroitiano, esattamente come accade con la commedia italiana degli anni '70, con una sua propria forma e divertente ma non per questo "d'autore".
I testi scritti dai sociologi sono spesso distanti dalla realtà giovanile, i testi scritti dai musicisti sono spesso mancanti della ricostruzione del contesto in cui maturano le musiche che animano le sottoculture giovanili. Benedetti fa bene nella prima parte, però tutto è già stato scritto, si trova qualche spunto interessante in tal senso anche nella seconda parte, ma di musica in poche pagine si doveva parlare e questo forse è un primo limite per una vera pubblicazione italiana che affronti ampiamente l'argomento Techno.
Si sente la passione e il vivere la Techno dall'interno, i riferimento all'Underground Resistance e a Drexciya ne sono un esempio. Lo dobbiamo ringraziare per la volontà di ricostruire il nostro legame con questo passato.
Presentare la Techno con continui riferimenti a Detroit dimostra di gravitare attorno ad un solido centro, quanto alla definizione che si da della Techno direi che se una Techno ci deve essere quella si riferisce certamente a Detroit ma è pur vero che, malgrado sia corretto affermare che ci sono travisamenti, distorsioni, ignoranza, anche in buona fede, sull'attribuzione del termine, va detto che la Techno negli anni ha superato persino i confini del genere per diventare qualcosa di più ampio. E' il caso allora di parlare di Detroit Techno, di Minimal Techno, di Hardcore Techno e così via, senza rubare nulla ai neri afroamericani, spesso saccheggiati dall'uomo bianco per trovare nuova ispirazione. E Benedetti in questo senso dimostra di essere fedele ad una Techno che è appunto quella delle origini, credo avrebbe dovuto aggiungere qualcosa sulla techno multiforme che è ciò che è diventata oggi.
Benedetti presenta una scena italiana che è soprattutto romana, non a torto per quel che è accaduto in quella città, fornendo anche valide motivazioni del perché lì è potuto succedere; presenta l'arrivo del rave in Italia e la dimensione che ha avuto nella capitale. Però tace sul fenomeno rave che successivamente prende un'altra via, forse perché quello non è più romano in senso stretto? E' in base a queste osservazioni che mi permetto di credere che ci sia un atteggiamento purista nei confronti della Techno, lo stesso e nobile desiderio dei neri di Detroit di mantenersi fedeli ad un verbo da loro plasmato e seminato da 20 anni nel mondo.
Va detto che l'Italia paga un prezzo nel mondo musicale elettronico che ha escluso persone di talento; Lory D e Passarani avrebbero avuto maggior fortuna se fossero stati tedeschi? E' probabile, ma bisogna affermare che resta comunque una situazione di nicchia rispetto ai paesi in cui la Popular Music si è meglio affermata. E' sempre stato difficile pure nel rock emergere. Dobbiamo, esattamente come accade nell'imprenditoria italiana, avvalerci di qualche piccolo genio che è in grado di avere una giusta intuizione al momento giusto ed esportare il Made in Italy nel mondo.
I romani ci hanno provato, ci sono riusciti, Benedetti ce lo ha raccontato. Ed a maggior sostegno di ciò in allegato si trova un cd con 8 tracce audio di artisti italiani. I ripetuti ringraziamenti a Drexciya per il contributo dato alla Techno\Electro sono un tributo, lo stesso per cui Drexkode.net si è identificato in questo nome.