Lumi di Punk: la scena raccontata dai protagonisti di Marco Philopat - Edizioni: Agenzia Xbook Milano, 2006 - pagg.: 240 - Prezzo: € 16,00
by Gilly
Come Costretti a Sanguinare, Lumi di Punk è un'opera di testimonianza spontanea, diretta e toccante; mentre la prima è raccontata in prima persona dall'autore, la seconda è una raccolta di racconti sbobinati durante la mostra itinerante"Beat Hippy Autonomi Punk", con la partecipazione di chi ha raccontato le proprie esperienze. Solo per citarne alcuni Helena Velena e Laura, rispettivamente cantante e batterista dei Raf Punk di Bologna, il professor Bad Trip, lo stesso Philopat, Duka, Perciballi, Betty e Bettina del Victor Charlie, i Contropotere, Roberto dei Bloody Riot … l'elenco sarebbe ancora molto lungo.
Il titolo del libro deriva proprio da questa conferenza in cui le riunioni dedicate al punk erano appunto chiamate “Lumi di punk”.
Ogni esperienza è molto personale e trascritta spontaneamente come è stata sbobinata; si parla ad esempio di come Laura dei Raf Punk abbia portato un look femminile nuovo a Bologna dopo aver visto dei concerti a Londra e persino dell'avventura di un povero gatto al Virus di cui si trovano anche i fumetti nelle ultime pagine, esperienze riguardo al Chaos Tag di Hannover, la nascita e l'organizzazione dei vari gruppi/collettivi principali raccontate nei particolari da alcuni dei loro membri …etc
Si tiene a sottolineare il fatto che il punk non è soltanto il brutto strascico sporco di fango di ciò che c'è stato prima e che stava morendo, ma è anche qualcosa che ha cominciato a ribollire nel ventre della generazione precedente e da cui si sono sviluppati il rifiuto, il situazionismo, l'anarchismo, la creatività, il femminismo, la rivendicazione e la dignità di ciò che si è, il nichilismo crassista spiegato come il “non credere in niente e fare le cose”, l'auto produzione che si sviluppa anche in un reticolo di distribuzione fondato su una fiducia che ora sembra più illusoria di un miraggio, quindi l'ormai ben noto concetto di DIY, perché anche dei fustini del Dixan possono servire per fare rumore e costruire una batteria (lo insegnava il Professor Bad Trip con il suo gruppo, gli Holocaust)…
La maggior parte degli eventi esalta ciò che è stato, ciò che le singole persone hanno fatto, perciò l'intervento di Dome, chitarrista dei CCM di Pisa, risulta essere una macchia nera tra tutta questa autocelebrazione, perché è l'unico riconosce anche l'altra parte della medaglia, la realtà negativa della situazione, dei comportamenti, delle parole, degli atteggiamenti, della moda che si è subito fatta spazio…
Leggendo le testimonianze di Lumi di Punk emerge ancora il distacco che c'era fra l'Italia e i paesi, ma par contre ci si deve rendere conto che queste persone hanno fatto davvero tanto e i paragoni reggono fino ad un certo punto, poiché si parla di realtà nazionali piuttosto diverse tra loro.
Il mettere su gruppi per urlare le proprie idee, le etichette discografiche lontane dall'economia tradizionale, le riviste (Decoder) o le varie punkzine e case editrici (Shake Edizioni), l'organizzazione in locali o in posti occupati…etc Queste cose sono state poste in essere e hanno cambiato l'assetto delle cose anche in Italia.
Il fatto che i racconti siano molto personali mi fa consigliare questo libro a chi conosce in maniera più approfondita la controcultura punk e quindi voglia andare a scavare di più nelle esperienze personali di chi ha permesso che tutto questo accadesse.
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