L'Italia spiegata a mio nonno: la crisi di un paese vecchio sulle spalle delle nuove generazioni
di Federico Mello - 2007 in pdf (in futuro in libreria per Mondadori)
Storie di emigranti prima, storie di precari oggi. Un tempo partendo dal paesello con buoni propositi si andava lontano dove la fabbrica ti cullava fino alla tomba, e portava i tuoi figli in vacanza perchè a trattarli bene potevano seguire le orme del padre.
Federico Mello è uno dei tanti giovani che sono nati contornati dalle tinte brillanti del sole e del mare, per trovarsi a trentanni immersi in una realtà alla quale pare applicato un filtro di photoshop per desaturare il colore. Classe 77, mantiene attivamente il proprio blog, occupandosi di comunicazione, politica ed ogni altra cosa che gli viene suggerita dall'attualità per esprimere un proprio giudizio critico.
“L'Italia spiegata a mio nonno” è la sua tela sulla quale dipinge il grigiore moderno, la vita dei precari; pochi giorni fa contavano più di 4 milioni nel marcio odore del vecchio stivale d'Europa, stipati negli allevamenti dei call center spesso, anche se ai più privilegiati con partita iva è stata concessa una lettiera in cotone invece che paglia, perchè fanno uova di categoria A ma sempre precari sono.
Federico ci ha provato a spiegarlo a suo nonno, almeno idealmente “se fosse ancora tra noi” potrebbe vederla questa Italia che i morti ce li ha al potere, e sembrano godere di un dono dell”eterno ritorno”, ogni giorno un'alba dei Poli morenti, un Parlamento che pare un'opera di Lucio Fulci.
Mello e il suo pamphlet, scritto con licenza “Creative Commons”, ci racconta il vivere quella che il sociologo Ferrarotti ha chiamato “vita a rate”, l'attesa di un lavoro con le modalità che un tempo spettava ai raccoglitori di pomodori; è qui descritta una vicenda che parte dall'anno Zero del pacchetto Treu, un po' dopo la leggenda di Cristo, eravamo nel 1997.
Rilanciare l'economia ed il mercato del lavoro per mezzo della flessibilità è stato come introdurre quella clava di cui Mello parla in apertura, per poi usarla sulla testa di quelli che pensavano potesse essere ancora possibile il miraggio del tempo indeterminato.
Mello lo racconta a suo nonno in 40 pagine, nel farlo rende scorrevole un saggio sul vivere precario, con contenuti storici, mettendo a fuoco dettagli politici: Biagi, l'art.18 e la classe politica “bocciofila” che si dimostra, a suon di percentuali, la più vecchia d'Europa che già di suo è il vecchio continente.
Si direbbe che non sbaglia ed è ancora attuale quando afferma “Saremo uno sconfinato esercito dal 2040. Per ogni cento lavoratori ci saranno 60 ultra-sessantacinquenni.”. Sono trascorse poche settimane, dal 02/04/07, da quando La Repubblica Web sottolineava: “Un'Italia sempre più vecchia. Una tendenza crescente che vedrà, da qui al 2050, un terzo della popolazione ultra sessantacinquenne e quasi tutta in pensione.... Sempre nel 2005 il numero di anziani sopra i 65 anni è stato del 19,6% (il più alto dopo il 20% del Giappone), una percentuale che l'Ocse prevede in ascesa fino a 33,7% nel 2050, anno in cui l'Italia sarà il paese più vecchio dopo Giappone, Corea e Spagna“.
Per dimostrare che non solo di atto d'accusa si tratta delinea anche “l'incoscienza di una generazione che rischia grosso”. Allora ci prova con una via di uscita, con un appello rivolto ai coetanei, affinchè riprendano possesso del proprio presente, riacquistino un futuro che altri conservano per sè.
Un appello che nell'età del disimpegno, dell'emulazione sempre più vuota, dell'imbecillità progettata in tv, può risultare vano. Resta appeso un lume per chi non ha perso la speranza, certo che di questa non si può vivere, soprattutto finchè vivranno a lungo reggimenti e battaglioni di ultrasessantenni che occupano il posto della politica, delle Università, dei Media. Ed a sentire i commenti a sinistra sul nuovo nato PD pare di assistere ad un atto di fede, dimenticando che se il partito sarà certamente giovane non lo saranno sicuramente le idee dei dirigenti. E' quindi su quell'incoscienza generazionale su cui farei leva, su una presa di coscienza prima personale e poi collettiva, senza la quale ogni soluzione verrebbe rimandata ai favori elargiti da questa o quella politica.
In breve, in queste parole si può riassumere questo appello: ".. mettiamo tutta la nostra forza, voglia, tutti i nostri desideri, le nostre competenze, le nostre capacità, il nostro bisogno di rivendicare e riprenderci un futuro, al centro del dibattito di questo paese".
Grazie anche all'attenzione attirata dai media sul suo interessante documento, pubblicherà un libro in versione aggiornata su Mondadori oltre che online, previsto per settembre 2007.