Hippies! Le culture della controcultura - di Salvatore Proietti - Castelvecchi, 2003 - pag. 226, 14€
Salvatore Proietti, nato a Roma nel 1963, ha studiato la cultura statunitense, in questo testo elenca fatti, personaggi ed episodi, mettendo bene in evidenza la dipendenza della Controcultura dal mito dell'America che permane nei secoli: la tensione verso una terra promessa, una società utopica di liberazione.
Lo scrittore intende lasciare aperto il discorso e superare l'ambito ristretto dei pochi anni che interessano il fenomeno in oggetto, che riguarda fondamentalmente la seconda metà degli anni Sessanta. Proietti non si cala nella realtà underground che emerge in quegli anni, o meglio le poche pagine gli permettono di analizzare l'underground che diverrà di pubblico dominio, diversamente da quel che si trova descritto in "Atti insensati di bellezza" di G. McKay dove si analizza la dipendenza delle culture di resistenza in Inghilterra, conseguenti ai cambiamenti culturali e sociali di questi anni.
L'intento del libro è confrontare storia e mito, dichiara l'autore. La Controcultura che non si distanzia dalle proprie radici americane, ricerca invece una purezza perduta, un senso di vita comune che trova i valori fondanti nella stessa cultura di appartenenza, dai nativi americani, a Thoreau, ma anche riflessa nelle comunità religiose del passato, sebbene questo non sia adesione dichiarata dalla Controcultura. Si osserva il medesimo atteggiamento in Inghilterra dove le comunità emerse dalla cultura degli anni Sessanta ebbero un approccio culturale rivolto alla tradizione, nel passato medioevale e nell'ambiente incontaminato di società agresti.
Ricostruendo il percorso storico che sfocerà nella fase creativa di Haigh Asbury di San Francisco, Proietti individua questo già nei cambiamenti degli anni '50, l'introduzione dei mezzi di comunicazione, l'economia rivolta all'incremento del consumo privato, il nuovo ruolo del teenager, la società del dopoguerra che cerca nuovi stimoli, i frutti di un pensiero anarchico e socialista che fa emergere le contraddizioni della società di massa, da Marcuse a McLuhan, il nuovo ruolo degli intellettuali più vicini ad una cultura meno accademica, quindi più vicina ai bisogni delle masse, l'introduzione di nuovi media come la tv, il fumetto, la musica rock, una forma di letteratura popolare e i racconti di genere, il fantasy, il giallo, la fantascienza. Negli anni '60 giungono a maturazione lotte di diritti civili iniziate nel decennio precedente per la liberazione dei neri.
Oltre a ripercorre questi fatti storici fondanti di quella Controcultura Proietti descrive quel presente attraverso i personaggi che l'hanno caratterizzata, musicisti rock e folk, la cultura psichedelica e LSD, Leary, Hoffman, Kesey, Burroughs; sembra però che il termine Hippie sia un pretesto per sottolineare un elemento in un panorama descritto che di fatto è un attraversamento della stagione Hippie per andare oltre, verso un approccio generale, anche perché limitato dal numero di pagine. Un utile approfondimento potrebbe essere certamente "The making of Counterculture" di Roszak, citato più volte nel testo.
Un testo che, secondo l'intenzione dell'autore, lascia aperto il discorso nell'ultimo capitolo. L'eredità di quegli anni sarà continuamente raccolta, nel solo contesto musicale si osserva quanto siano rilevanti nell'hip hop le figure di Malcolm X e le Pantere Nere, quanto il punk ne abbia subito l'influenza, malgrado il distacco da un approccio pacifista ma riprendendo l'aspetto controculturale e antimilitarista, il recupero della psichedelia in ambito Grunge e altri periodi di chiaro intento revival. Proietti dimentica del tutto il contributo degli anni '60 anche nella musica elettronica ma egli non sembra frequentare contesti musicali diversi da quelli tradizionalmente considerati. Dalla trance Goa\Psichedelica alla Rave Culture c'è da tornare continuamente ad attingere a quegli anni, ma di questo se ne parla altrove, "Hippies" di Proietti è qui considerato per aggiungere un tassello alla bibliografia di Drexkode.net che racconta di sottoculture giovanili e Popular Music in tutte le loro manifestazioni.