"Cyberpunk: antologia" a cura di Raffaele Scelsi - Ed. Shake Edizioni (1a ed. 1990) - Pagg. 224 - L. 15.000 (Ristampato)
Reviewed by Gilly Sephira
Cyberpunk politico, letterario, psichedelico, ma qual è la giusta definizione di questa parola così tanto rifiutata da chi viene considerato tale? Questo quesito rappresenta l'obiettivo di questa antologia, che raggruppa al suo interno saggi, stralci di documenti, articoli, interviste, introduzioni a romanzi etc che prendono in considerazione il cyberpunk dai principali punti di vista. L'opera infatti è divisa in diverse sezioni tematiche in cui emergono aspetti e ambienti diversi che rientrano nel mondo cyberpunk.
Gli articoli sono a vari livelli di lettura, alcuni più “tecnici”, ad esempio quando ci si addentra nel mondo dell'elettronica descrivendo i materiali, il funzionamento etc delle box per il phone phreaking.
L'unico difetto è che essendo un insieme di articoli tra di loro separati, capita molto spesso che ci siano ripetizioni e si leggano gli stessi concetti per diverse pagine; questa non è necessariamente una cosa negativa, poiché ci mostra i fattori che sono comuni a tutti gli aspetti che in condizioni “normali” sembrerebbero inconciliabili.
Troviamo parallelismi con la concezione di teoria e pratica nel punk e il punk prende da Burroughs il cut-up che si ritrova in volantini, punkzine etc… Similitudini con la cultura hip hop della strada, in cui vengono eliminati i confini delle nazioni e pertanto la nazionalità, collegandosi dunque al concetto di libertà di circolazione dell'informazione senza confini e barriere.
Numerosi aspetti artistici che troviamo in gruppi di persone tutt'oggi attivi come Mutoid Waste Company e Fura dels Baus, quindi filosofia mutante, riciclo di rottami, musica industriale e accostamento/prolungamento tra macchina e corpo umano in spettacoli teatrali estremi e sperimentali.
L'aspetto comune a qualsiasi caratteristica è la presenza della tecnologia, che, grazie al progresso e alla miniaturizzazione, diventa parte di qualsiasi processo di vita umana, indirettamente tramite il controllo da parte delle autorità, l'inserimento nel corpo con la neurochimica o trapianti di alcune parti e infine il raggiungimento di lidi più profondi e non manifesti. A questo proposito si fa riferimento ad Anthony Basset e al Dottor Timothy Leary; la macchina va a sostituire quello che negli anni '60 era il mezzo per navigare nella propria coscienza ed espanderla. Non c'è più l'LSD poiché le macchine e la realtà virtuale sanno garantire allo stesso modo l'esperienza psichedelica.
Da qui emerge il concetto cardine di realtà virtuale; oltre all'aspetto psichedelico e spirituale di cui sopra, ce n'è un altro più legato alla società, al quotidiano, in cui questa realtà rappresenta la chiave di volta verso la democratizzazione dei dati e delle informazioni, poiché il computer – come dice Wau Holland del CCC – come tutte le invenzioni, è una macchina sociale.
Una realtà in cui ogni individuo può accedere ai dati in qualsiasi posto si trovi, prima con il PC, la televisione (interferenze varie di natura provocatoria), il telefono (phone phreaking dal fischietto di Captain Crunch alle red, black e blue box) e poi con mezzi sempre più avanzati come gli occhiali, i guanti e i vestiti teorizzati dal Dottor Leary; tutto per fregare il monopolio delle multinazionali, causa dell'informazione a senso unico, verso l'individualità e la libertà totale, diritto di ognuno.
Si pensi alla rete dei phone phreakers, conosciuta come TAP (Technological American Party) oppure come YIPL (Youth International Party Line), in cui numerosi giovani da tutto il mondo si trovavano per chiacchierare e scambiare informazioni.
Orwell è il profeta per gli hacker (e non solo per loro), che fanno emergere il desiderio di questo futuro non solo tramite le azioni di hackeraggio, ma anche in vari convegni e congressi come l'ICATA89 o il Chaos Communication Congress. Il 1984 si presenta come un nuovo “anno mille”, ma il cambiamento ambito da questi ragazzi non è avvenuto e non appare nemmeno in lontananza, le parole di Orwell sono state davvero profetiche.
L'informazione è sempre più filtrata dalla volontà di chi “ha il potere”, che a sua volta controlla i cittadini in modi sempre più avanzati (la tecnologia è un'arma a doppio taglio? Si perché come ogni cosa può avere diversi lati a seconda di come si utilizza e quindi delle condizioni che si vengono a creare). La TV crea persino programmi in cui l'osservazione e la frammentazione dell'individuo vengono prese come gioco (anche lo spettacolo è un'autorità) e le persone ne sono assuefatte senza più vedere.
L'aspetto da cui emergono più caratteristiche dettagliate inerenti al cyberpunk è di sicuro quello letterario/cinematografico; sono le opere di Dick, Sterling, Burroughs (cut-up), Ballard (spazio interno ed esterno), Gibson ( Neuromante come libro sacro del cyberpunk) … che meglio descrivono il futuro, con una prosa spietata, disorientante, schietta, quanto la realtà intorno e all'interno di ogni personaggio.
Emergono altre tematiche che caratterizzano questo “mondo” come il rapporto frequente con la droga, le tensioni sociali e condizioni di vita precarie, le diversità che convergono senza provocare caos (interzona), il gusto suicidarlo, l'esodo urbano fuori dalla città il cui centro si desertifica…
Nelle pellicole cinematografiche ( Blade Runner in prima posizione) si possono vedere e non solo immaginare questi fattori uniti ad altri come luoghi abbandonati per il sovrainvestimento (es. Decoder ), la vertigine della città, la folla, il panico e un tocco di noire soprattutto per le parti investigative.
Una risposta ad una domanda da ricercare in tutte le cose che facciamo, viviamo, ad esempio anche per essere hacker non occorre soltanto saper intromettersi nelle banche dati, poiché, come si diceva all'hackit di Parma dell'anno scorso, si può essere hacker in ogni attività che svolgiamo, nelle ideologie...
Cyberpunk è un'etichetta che cerca quindi di unire sotto al suo tetto fattori diversi, un po' come il termine "borderline" in psicologia, ma in sé non ha un significato univoco, va piuttosto ricercato in ogni aspetto che è fatto ricadere sotto di esso. Un'antologia di articoli di tematiche diverse e distaccati da loro è molto più utile e chiara, poiché chiarisce tutti gli ambiti allargati di questo termine.