PROVE, ESORCISMI. Sulle tracce della nuova musica - ed. AUDITORIUM, 1992 - LIBRO+CD
Reviewed by Simone Broglia
"Prove, esorcismi" è un resoconto sulla musica elettronica che compie quindici anni d'età. Bisogna dire che tre lustri sono parecchi in generale, più ancora per un genere musicale che vive a strettissimo contatto con l'evoluzione tecnica e tecnologica risentendo più di altri del passare del tempo.
Oltre a questa considerazione però ne va aggiunta un'altra che chiunque segua le realtà indipendenti e sperimentali penso possa condividere: quando il prodotto editoriale e discografico è qualitativamente elevato risente in maniera molto minore del limite temporale. La casa editrice e discografica milanese Auditorium ha sempre lavorato in questo modo, ricercando la qualità, quindi parlare oggi di un testo e un disco come questi risulta essere opportuno sia per la profondità dei saggi contenuti nel libro che per la panoramica di sperimentazione sonora presentata dal disco.
Sei saggi sull'elettronica e più in generale sulla musica compongono il testo. Russolo, Schaeffer, Nono, Stockhausen, Eno: questi sono gli autori che vengono trattati in modo differente l'uno dall'altro conciliando la prospettiva stessa del musicista con il modo di affrontare la sua opera da parte del saggista.
La disposizione diacronica dei saggi sugli autori rende coinvolgente in principio affrontare lo sviluppo e la nascita della possibilità di riproduzione sonora che interessa il saggio storico-estetico su Russolo. Un compositore che comincia a porre interessanti questioni sul suono e la dialettica con il rumore, sulla stretta dipendenza della musica nei confronti della società e dell'uomo "nuovo": "poiché il suono era troppo limitato nella qualità dei suoi timbri, Russolo proponeva di arricchirlo con la varietà infinita dei 'suoni-rumore' intonati e regolati armonicamente e ritmicamente" [1]. L'arte dei rumori quindi sollevava una questione che si farà cardine sul fronte dell'elettronica: abbattere la divisione fra suono (preciso, esatto e armonico) e rumore (imperfetto e indeterminato), in perfetta coerenza con il macchinismo futurista e la crescente industrializzazione del periodo.
In perfetta continuità con questo saggio è l'interessante intervista di Tim Hodgkinson a Pierre Schaeffer che in modo puntale espone le problematiche legate alla scissione di due filoni di ricerca musicale ed elettronica centrata sulle possibilità timbriche: "la vera differenza, quella più durevole, tra musica concreta e musica elettronica, ruota intorno a un disaccordo di base sulla natura dell'intero progetto. Per la musica concreta il carattere essenziale della musica come attività umana è tale che l'esperienza d'ascolto e l'orecchio hanno funzioni cruciali; per la musica elettronica la priorità è nell'idea, il sistema, la perfezione del controllo, la precisa realizzazione nel diventare scientifica" [2].
A testimonianza della linea di demarcazione esposta da Shaeffer è il bellissimo saggio di Marilinda Santi su Mantra di Stockhausen. Punto per punto, la Santi, ne descrive la progettazione, la realizzazione, la strumentazione, affrontandolo con intento scientifico e precisione assoluta nel rappresentare l'idea di fondo anche attraverso una scrittura musicale che cerca di raffigurare la componente performativa: "la partitura di Mantra è basata su una scrittura d'azione, cioè sulla descrizione delle azioni da compiere per produrre il suono" [3].
Meno analitico e con tratti più politici è il saggio che affronta l'opera di Luigi Nono, in particolar modo La fabbrica illuminata . Ciò che guida il processo creativo è qui la volontà di testimonianza etica e storica: Nono punta a mostrarci lo stato dell'individuo massificato, alienato, sottoposto ai rumori della vita quotidiana. Sono rumori che raccontano la schiavitù alle macchine e al potere di chi le possiede, una situazione che, portando avanti una concezione in qualche modo adorniana della musica, presenta questa stessa come lo specchio critico e riflesso della situazione reale.
Brian Eno di sicuro è uno dei più grandi musicisti contemporanei: lui come Peter Gabriel mettono in mostra un volto importantissimo della ricerca musicale. Il fatto che in un testo dedicato all'elettronica "colta" compaia anche un bel saggio di Fabio Martini su di lui rende idea di come la tematica "musica elettronica" venga affrontata in modo più elastico che accademico, senza però venire meno alla necessità di rigore argomentativo e saggistico. La musica e l'ambiente, questi i due elementi cardine che occupano il saggio su Eno: "in una recente intervista apparsa sul Manifesto, Brian Eno dice di 'aver sempre concepito il suono quasi come un bagno, qualcosa in cui si entra e ci si immerge '. Chi ha ascoltato con attenzione i lavori ambient di Eno sa a cosa egli si riferisca: composizioni in cui l'elemento strutturale, garantito da un possibile gioco combinatorio, diviene l'occasione per un fluire di timbri e colori che invadono lo spazio in cui la musica stessa viene riprodotta, avvolgendo l'ascoltatore che è pertanto libero di lasciarsi andare alle proprie attività come di concentrarsi sull'ascolto" [4].
Ardua è anche l'impresa di Chianura che, a chiusura del libro, titola il saggio "Un significato della musica", esponendo all'interno un confronto tra due correnti di filosofia della musica estremamente importanti quanto allo stesso tempo distanti: quella che arriva da Il significato della musica di Schneider e quella di Filosofia della musica di Piana. Ecco allora che la disomogeneità cosmogonica di Schneider per l'uomo religioso è il carattere fondante perché qualcosa nasca nell'opposizione tra caos e cosmo, mentre per Piana è proprio l'omogeneità del continuo che permette l'emersione percettiva della figurazione musicale. I due autori si incontrano però nella volontà forte di non subordinare la musica al segno, di mantenerla come materiale vivo.
Il disco che accompagna il testo offre una panoramica della scena elettronica di qualche anno fa, interessante perché non fa un commento musicale al libro ma spazia parecchio raccogliendo brani di compositori dell'area milanese, affrontando i repertori elettroacustici di Prati, Einaudi e Martini, l'elettronica pura e la computer music di Borsato, Santi e Tortiglione e quella invece più incline alle contaminazioni e agli elementi ritmici "leggeri" di Chianura, Marelli, Milesi, Sinigaglia e Serra.
Riprendendo la chiusura dell'introduzione al libro dello stesso Chianura possiamo dire che Prove, esorcismi è un testo consigliabile, che si mantiene attuale a quindici anni di distanza dall'uscita per la competenza con cui i saggi vengono affrontati e continua a rappresentare un ottimo approfondimento di discussione per tutta quella musica che sta "fra Schnittke e Ligabue".
Simone Broglia
1 Aa.vv., Prove, Esorcismi , Auditorium edizioni, Milano 1992, p. 15.
2 Ivi, p. 19.
3 Ivi, p. 33.
4 Ivi, p. 47.