Bio MINNY POPS
Gli olandesi Minny Pops sono da annoverare fra i più originali pionieri dell'electro-industrial.
Formatisi ad Amsterdam nel 1978 intorno a Wally van Middendorp, diedero vita a una forma musicale ispirata ad una connessione fra i primi Cabaret Voltaire, la wave più sperimentale e uno strambo synth pop. Presero il nome da una primitiva drum machine Korg, chiamata Mini Pops. Nei primissimi anni, oltre a fondare l'etichetta Plurex sulla quale comparvero i loro primi dischi,diventarono riconoscibili in sede live con inserimenti teatrali di ballerine e con la loro caratteristica line up stilosa con van Middendorp alle macchine, Frans Hagenaars al basso e Peter Martens alla chitarra, quest'ultimo poi sostituito da Stef Emmer e Dennis Duchart.
I primi brani sono rintracciabili nell'ep "Kojak" del marzo 1979, una paradoia della nota serie televisiva poliziesca, in cui i il gruppo mette in evidenza la sua vena goliardica e musicalmente dinibita, fatta di distorsioni noise e chitarre sbrodolanti, drum machine che duetta con un basso ipnotico,armamentari analogici disparati e voci scheletriche. I Minny Pops sembrano più avvicinarsi alla sperimentazione americana orbitante intorno alla Ralph, oltre ad avere un innegabile retaggio affondante nei Kraftwerk e nei Devo. La peculiarità è che in linea con quella Babele di Amsterdam, la loro contaminazione con l'industrial e la wave inglese è altrettanto lampante, arrivando così al loro capolavoro del 1979, l'lp "Drastic meseures, drastic movement".
Questo disco è un'autentica perla di electro-wave-industrial primordiale,seminale in tutti i suoi risvolti. Aldilà dell'obrobbiosa copertina in stile Jam in linea con la loro burloneria, il disco è un'opera che pur toccando i più disparati meandri della sperimentazione dell'epoca, conserva quel forte minimalismo giocoso che li caratterizza, consentendogli di spaziare in ambiti atmosfericamente sia decisamente cupi che spassosi, il tutto all'insegna di un caos, una "new muzak" come si definisce nel pezzo finale, una no wave noise ante litteram solo apparentemente disarticolata, si veda la folle "Motor city". Se Ian Curtis indagò gli abissi dell'anima, qui Van Middendorp sembra cercare la rappresentazione della follia post-punk con la drum machine sparata a livelli di motore di trattore in "Springtime" o le chitarre espressioniste di "Monica" o violinizzate nella lancinante e tribalizzata "Flesh goes the eye".Le atmosfere si fanno a tratti anche marziali, arrivando a uno dei capolavori del disco, "R.U.21", una sorta di fusione tra Boyd Rice e spunti elettronici tipici dei primi Death in June. "Drastic meseaures" anticipa i risvolti successivi del suono "wave -industrial" nell'accezione più ampia del termine.
Dopo queste prove i Minny Pops incupirono decismente il loro sound, e alla vena industriale si sostituì progressivamente quella di uno experimental synth-pop di marca electro (niente a cui vedere con Human League e co). Inevitabilmente, dopo aver suonato di spalla ai Joy Division, entrarono nel giro della Factory, su cui uscirono i loro successivi singoli e album. Della loro (peraltro parca) discografia svettano nei primi '80 una manciata di ep e demos successivamente riesumati dall'oblio, tra cui il singolo "Island/Secret story", l'ep "Paste restante", un esempio di Martini & Misantropy in un ambient pianistico di "Possessed by stars" e Last drink in the lounge" (che anticipa i successivi lavori di Nick Cave) e due splendidi demo rimasti inediti fino alla ristampa su LTM. Questi ultimi contengono "Ice cube wall", "Mono", "Jets", "Goddess","Kogel"e "Body language", pezzi che rappresentano la raggiunta maturità e l'acquisizione di un piglio severo e oscuro, sia nel cantato che nell'ipnosi ritmica,ma anche nelle chitarre graffiantemente post-punk, mentre i synths ricamano vortici ora onirici ora tetri, il tutto sempre in un'ottica robotica finemente avantgarde-noise che i Minny Pops non abbandonarono mai. Se non fosse per la voce, sembrerebbe di stare davanti ai Joy Division armati di drum machine e synth con l'ausilio sbeffeggiante dei fratelli Mothersbaugh.
L'ep "Paste restante" o i vari episodi "Wertikel" del 1981-1982 si inseriscono ancora nelle improvvisazioni pianistiche strampalate e contaminate, un pò fra Stockhausen, Clock DVA e Fad Gadget. La caratteristica dei minny pops è anche quella di andare contro-corrente nella marea synth pop ed electro,poichè i loro dischi sono più da ascolto che dancefloor oriented. Dopo aver ottenuto un discreto successo ma sempre nell'ombra di alfieri commerciali come Numan o Human League o wave come New order e A Certan Ratio, con cui suonarono anche assieme, intrapresero anche un tour negli Stati Uniti dove gli ascoltatori, forse più avvezzi alla sperimentazione, ne rimasero positivamente colpiti.Il loro ultimo vero e proprio LP della loro carriera, su Factory,è "Sparks in a dark room" del 1982, coronamento dell'ispirazione creativa del combo olandese che si consumò nel giro di 4 intensi anni.
Questo disco è l'opera più cupa e decadente dei Minny Pops, caratterizzata dalla voce sommessa e le liriche crepuscolari di van Middendorp, dai giri di synth spaziosi e intriganti e dalle ritmiche tipicamente ipnotiche che danno forma a un electro incalzante con riverberi chitarristici, un grande classico dell'electro-wave.
Dopo di questo i Minny pops si ritirarono dalle scene come la marea, oscurati dalla commercializzazione synth-pop degli 80s e dal sorgere della ebm e di gruppi aggressivi e dance oriented come Skinny Puppy, Front 242, FLA, LAIBACH ecc
I Minny Pops riuscirono nell'ardua impresa di riuscire a fondere gran parte delle tendenze wave-electro-industriali a cavallo fra '70 e '80 aprendo la strada a bands ben più note di loro, che se da un lato li consegna alla leggenda di tempi irripetibili, dall'altro ne ha sancito un inevitabile oblio agli occhi delle masse.
http://www.minnypops.com/