Dälek - Abandoned Language (Ipecac , 2007)
1 Abandoned Language
2 Bricks Crumble
3 Paragraphs Relentless
4 Content To Play Villain
5 Lynch
6 Stagnant Waters
7 Starved For Truth
8 Isolated Stare
9 Corrupt (Knuckle Up)
10 Tarnished
11 (Subversive Script)
Abandoned Language è la catarsi di perdersi per vecchi quartieri rimodellati, dove l'insieme di forme conosciute si nutre di un nuovo design urbano.
L'hip hop graffiante si unisce con accentuati strati melodici alienanti, mentre le basse battute avanzano sinuose fra il reticolato vocale di aracnide raffinatezza.
Perchè questo è l'album dei Dälek, un lavoro di picassiano recupero formante una nuova scultura che dà linfa al linguaggio hip(trip)hop.
Questa poesia metropolitana si srotola in una pergamena fra bianco e nero, militanza attivistica e denuncia, rimasugli noise e melodie purgatoriali. Così, dopo l'omonimo lungo pezzo, caratterizzato dal cantato che sfuma progressivamente nei leggeri gorghi degli archi di sottofondo, i Dälek con vena "pop" mettono a segno pezzi che si appiccicano all'anima per sempre come Bricks Crumble, le cui trascinanti liriche sembrano cullate da una seduta spiritica dei Massive Attack con Glenn Branca. L'ascensione prosegue inesorabile e il duo americano sale in cattedra con Paragraphs relentless e Content to play villian e il loro ipnotico incedere, fino al magma del ribollire di archi di Lynch, che come le pellicole del regista è uno scorrere di immagini che non hanno bisogno di un perchè. E' impressionante la cura dei dettagli e dell'ottima produzione che elevano l'arte dei Dalek in un orror vacui espressivo che non cade mai nel barocco.
La seconda parte del lavoro prosegue sulle coordinate fascinose precedenti, ripescando echi bristoliani (Isolated stare)free jazz (Starved for truth) e melodie sevizianti in un insieme armonico che eleva lo spirito. La finale (Subversive script) è la partenza sollevante polvere marziana, la missione è compiuta, tutto è stato detto.
Nessuna futile parola può descrivere appieno Abandoned Language, un disco così elegante e perfettamente amalgamato in ogni suo ibridato passaggio da mettere quasi in soggezione, un canto di sirene al quale non si può resistere, una battaglia ciclopica fra melodie avvolgenti, beats corroboranti e voci oracolari. Socio-musicalmente ha la valenza di un Dummy hip hop post-industriale del nuovo millennio, in questo nuovo mondo musicale oberato e straripante di uscite e downloads, spero la gente abbia il tempo di rendersene conto ed emozionarsene.
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